Farmaci salvavita e clan, 13 indagati. Scoperto centro compiacente nell’agro. I NOMI

Aversa/Parete/Giugliano. Fa riferimento alla Nuova Gerarchia Casalese e al gruppo di Massimo Perrone l’inchiesta che questa mattina ha portato i carabinieri di Aversa ad eseguire cinque arresti.

Un traffico di farmaci salvavita, procurati attraverso ricette rubate in ospedali e studi medici, gestito da elementi legati alla fazione Bidognetti del clan dei Casalesi, stato interrotto dai Carabinieri di Aversa, che hanno arrestato cinque persone.

Domenico Spenuso, 40 anni, trasferito in carcere, ed altre quattro persone, che hanno ottenuto gli arresti domiciliari, compilavano le prescrizioni mediche a nome di ignari professionisti accreditati presso il servizio sanitario, per la somministrazione di farmaci di classe “A” (in totale esenzione di ticket) in favore di pazienti inesistenti o ignari.

In totale gli indagati sono 13. In carcere è finito Domenico Spenuso, mentre ai domiciliari sono andati Salvatore Calvanico, Daniela Cotugno, Gianluigi Natale e Raffaele Palumbo. Otto sono invece gli indagati per i quali non è stata emessa misura cautelare: oltre al già citato Massimo Perrone (recluso per altro), ci sono Luigi Moschino, Antimo Di Donato, Vittorio Giarnieri, Vincenzo Di Donato, Emanuele Gatto. Coinvolte pure Franca Cotugno e Angela Perrone.

Secondo la Dda I medicinali venivano recuperati e inviati all’estero tramite vettori compiacenti e senza che venissero rispettate le norme sulla corretta conservazione dei prodotti, e con pericolo per la salute delle persone. L’ indagine della DDA e’ nata come una costola di quella che qualche anno fa smantello’ la cosca nata sulle ceneri del clan Bidognetti, la cosiddetta “nuova gerarchia del clan dei casalesi”, la cui operativita’ e’ stata riconosciuta da sentenze giudiziarie. Il clan aveva allargato la propria sfera d’azione impegnandosi in settori quasi mai battuti in modo sistematico, come il traffico di medicinali salvavita, che avrebbe fruttato all’organizzazione, in meno di due anni, guadagni per oltre 600mila euro.

I farmaci, per la maggior parte medicine per curare patologie respiratorie e croniche, venivano fatti confluire poi tutti a Parete, area dove storicamente è attivo il clan Bidognetti. Proprio nella città delle fragole c’era – secondo quanto evidenziato dalle indagini – un box office compiacente.

 

Nel riquadro Massimo Perrone

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