Caserta/Marcianise. A lei quei due volti li hanno mostrati in foto inviate sulla chat WhatsApp. Suo figlio Fabio allora era in coma e non poteva vedere nè riconoscere chi lo aveva aggredito, come farà poi successivamente, proprio dalle immagini sugli smartphone. Queste drammatiche e delicate fasi sono state raccontate questa mattina dalla mamma di Fabio, il 17enne di Marcianise ridotto in coma dopo una aggressione. Nella prossima udienza sarà ascoltato il giovane Fabio che sul corpo e nell’anima porta ancora i segni di quella notte folle.
Per quel fatto sono sotto processo con l’accusa di tentato omicidio il parcheggiatore abusivo di Caserta Giuseppe Rinaldi detto “Peppe a Tigre” e il figlio 20enne Gianfranco, difesi dall’avvocato Nello Sgambato. Il giovane finì in coma dopo essere stato travolto al termine da un folle inseguimento cominciato in piazza Dante a Caserta e terminato in via Retella a Capodrise, dove il diciassettenne venne lasciato agonizzante sull’asfalto.
Decisivo il contributo del giovane Fabio che, risvegliatosi dal coma, ha riferito ai congiunti prima ed ai militari operanti poi, che la dinamica del sinistro stradale che lo aveva visto coinvolto era tutt’altro che accidentale. Poco prima aveva avuto una lite in Caserta, in seguito alla quale i due, a bordo di un’autovettura, i due lo hanno inseguito e poi speronato all’altezza di Capodrise.
Le conseguenze per il povero Fabio sono state gravissime: scoppio di tre vertebre, la frattura del bacino in più punti, lesioni agli arti e danni tali che hanno determinato la perdita dell’uso di una mano.