Ucciso sotto casa, lite con un commerciante poco prima dell’agguato. Ma il caso resta alla Dda

Mondragone. Potrebbe essere davvero questione di ore la svolta nel caso del delitto di Ferdinando Longobardi, il 30enne mondragonese ucciso sotto casa mercoledì sera. Nella giornata di ieri i carabinieri del reparto territoriale di Mondragone hanno interrogato in caserma diverse persone, compreso uno degli uomini sui quali si sono focalizzate le indagini per ricostruire le ultime ore di vita dell’ex pusher.

Longobardi, uscito di galera a dicembre, dopo una lunga condanna, aveva abbandonato gli ambienti della criminalità e si stava dando da fare con lavoretti saltuari: era stato in officina, poi d’estate aveva lavorato in un lido. I tempi dello spaccio e dei rapporti con i ras locali sembravano dunque alle spalle, poi l’omicidio di mercoledì sera che ha riportato fatto ripiombare la città nel terrore.

Il fascicolo è nelle mani della Direzione Distrettuale Antimafia che indaga sia per le modalità dell’esecuzione sia per il curriculum di Longobardi, nipote di un esponente di spicco dei La Torre. La pista legata alla criminalità è quella maggiormente battuta dagli investigatori ma non l’unica: mercoledì mattina Longobardi avrebbe avuto una violenta discussione con un commerciante, anche lui pregiudicato. Indiscrezioni non confermate indicano nei motivi passionali quell’alterco, ma non si escludono conti in sospeso per questioni d’affari.

In ogni caso è punto importante per le indagini anche perchè è sicuro che Longobardi conoscesse l’uomo che gli ha bussato mercoledì poco dopo le 21. Una persona che lo ha convinto a scendere in pantofole, benchè armato di coltello, e che lo ha attirato nella trappola mortale.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Exit mobile version