Evaso fermato da solo in strada: “Fatemi bere”. Bufera sul cappellano del carcere: “Naturale che sia scappato: in celle situazioni disumane”

Regionale. E’ durata meno di due giorni la clamorosa evasione dal carcere napoletano di Poggioreale del detenuto polacco Robert Lisowki, in carcere con l’accusa di omicidio. Gli uomini della squadra mobile della questura partenopea lo hanno catturato poco dopo le 22 di ieri in strada a corso Garibaldi, angolo via Giuseppe Porzio, non lontanissimo dalla casa circondariale dalla quale domenicamattina l’uomo era fuggito calandosi con una fune realizzata con lenzuola annodate. Gli investigatori ritenevano che l’uomo, anziché provare a uscire dalla città superando controlli e posti di blocco, avesse cercato di rimanere in zona, contando sull’appoggio di amici: le ricerche concentrate nell’area della stazione ferroviaria centrale hanno portato all’arresto.

Era da solo e non ha opposto resistenza all’arresto. Una volta catturato ha chiesto agli agenti di poter bere poi si è consegnato per tornare dietro le sbarre. Tante le polemiche scoppiate dopo la sua fuga, compresa quella che ha coinvolto il cappellano del carcere, don Franco Esposito, sui social ha scritto: “E’ scappato un detenuto da Poggioreale; embé? Perché stupirsi davanti a una evasione dal carcere? E’ la cosa più naturale che possa accadere, quello che è innaturale è tenere rinchiuse delle persone in una situazione disumana e degradante. Non sto assolutamente giustificando l’evasione di un criminale ma vorrei spostare l’attenzione sul fatto che carceri come quello di Poggioreale non hanno certamente i requisiti per essere rieducativi e non servono certo al reinserimento della persona detenuta nel tessuto sociale”.

Lisowski è a giudizio da giugno scorso (con il rito abbreviato) con l’accusa di aver ucciso a Napoli un giovane ucraino di 36 anni, laureato in Storia, da anni in città e che per vivere faceva il manovale. L’ucraino fu colpito perché intervenne in una lite a difesa di un ragazzo italiano.

 

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