Santa Maria Capua Vetere. Settantasette di reclusione a fronte del secolo mezzo chiesto dal pm. Il gup dimezza le pene rispetto alle richieste emerse nella requisitoria del pm Landolfi ma condanna comunque gli undici imputati a processo con l’abbreviato nell’inchiesta sullo spaccio di droga all’ombra della città del Foro. Il verdetto più pesante è per Tommaso D’Angelo al quale sono stati inflitti 14 anni e 5 mesi; 7 anni e 8 mesi invece per Giovanni Cestrone, figlio dell’indimenticato Angelo di Carditello (alla fine dell’articolo la sentenza completa con tutte le condanne, ndr).
L’attività investigativa, condotta dall’ottobre del 2015 al marzo 2016, è stata sviluppata mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali, acquisizione e sviluppo dei tracciati del traffico telefonico delle utenze in uso agli indagati nonché attraverso servizi di osservazione pedinamento e riscontro che hanno consentito di edificare un solido compendio indiziario-probatorio in ordine alla sussistenza ed operatività di un’associazione dedita al traffico ed allo spaccio di sostanze stupefacenti, del tipo hashish e cocaina, stabilmente operante nelle zone di San Prisco e nei paesi limitrofi della provincia di Caserta.
Il lavoro investigativo ha altresì permesso di accertare complessivi 52 episodi tra detenzione ai fini di spaccio e cessione in concorso di sostanze stupefacenti. Sono stati, infatti, valorizzati i contatti telefonici tra gli indagati ed i contenuti delle conversazioni intercettate nelle quali quest’ultimi, utilizzando linguaggi criptici (ad esempio: “somme di danaro” per indicare la “cocaina” – prendere un caffè per determinare l’incontro – “cose buone buone”, “documenti”, “libretti” – “1 Kg. di vongole” – “macchina marrone e macchina bianca”-), fissavano appuntamenti ed indicavano i luoghi e le date in cui svolgere le cessioni delle sostanze illecite.