Caserta. Il castello di bugie che aveva costruito, forse per darsi un tono, forse credere un po’ anche lui a un’esistenza migliore, si è dissolto sotto i 35 gradi di una mattinata di metà giugno e tre proiettili esplosi dalla polizia. Aveva detto di essere armato, Gianfranco LaMonica, l’ultima di una serie di frottole che lo hanno portato oltre la follia ed ad un passo dalla morte.
In realtà il 41enne aveva tra le mani soltanto una riproduzione, una Softair, una delle armi che si utilizzano per le attività ludiche dove vengono riprodotti gli scenari di guerra. Erano quelle le uniche armi che negli ultimi 20 anni La Monica aveva imbracciato; erano quei giochi le uniche missioni che aveva condotto. Altro che Afghanistan, altro che i racconti di guerra che spesso si lasciava sfuggire al bar dopo un birra.
LaMonica viveva a Puccianiello con la mamma e gli scenari di guerra li aveva visti solo nel tinello di casa dalla tv. Eppure la mimetica la indossava sempre, anche nella vita di tutti giorni, anche solo per andare a fare la spesa. Aveva la divisa mimetica addosso anche stamattina quando è entrato nel bar Chimera per una birra. E lì che la sua vita è svoltata per sempre: lui, per fortuna, è ancora vivo. Il “sergente” che aveva creato in questi anni si è dissolto per sempre.
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