“Lo autorizzai, ma poi fece tutto da solo”: fratello del boss ucciso per uno sgarro

Cesa/Casal di Principe. Una presenza discreta all’apparenza, ma ingombrante nella sostanza. Un “divide et impera” portato nei clan della federazione casalese come già suo padre aveva fatto tempo addietro. Nicola Schiavone appare e scompare nella faida che ha insanguinato Cesa una decina di anni fa.

Quasi mandante occulto per sua stessa ammissione, ma nemmeno indagato dalla Dda che anzi nel racconto del collaboratore di giustizia ha ravvisato le tracce che hanno portato poi a scoprire i responsabili dell’assassinio di Michele Caterino, fratello del boss Nicola detto “o’ cecato”.

La scintilla scatta già sul finire del 2005 quando Alberto Verde venne picchiato dal gruppo dei Caterino.  “Venne prelevato a Cesa e portato da Nicola e Michele Caterino. Gli venne imputato di essere troppo vicino a Nicola Mazzara, anche se i Mazzara – spiega Nicola Schiavone – sono stati sempre ambigui con noi: quando venivano a Casale si facevano accompagnare dai Bidognetti”.

Verde venne comunque picchiato dai Caterino e dagli altri affiliati presenti. Uno sgarro fatto a Nicola Schiavone di cui la vittima del pestaggio era molto amico all’epoca e così pochi giorni dopo ci fu una riunione al vertice tra il figlio di Sandokan e il boss di Cesa Nicola Caterino: “Caterino disse di averlo fatto picchiare perchè troppo vicino a Verde”.

La spiegazione non convinse Schiavone: “Promisi a Verde che gli avrei fatto ammazzare Caterino e gli chiesi sei mesi dopo di organizzare l’agguato, ma Verde agì da solo ammazzando Caterino”. Schiavone lo autorizzò, ma poi a tutto pensò, secondo la Dda, Verde e per questo il figlio di Sandokan non è stato indagato nell’ultimo procedimento che ha portato due settimane ad una nuova ordinanza sulla mala di Cesa e dintorni.

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