Marcianise. Ha paura che qualcuno possa fargli del male. Non si sente più sicuro Salvatore Belforte, l’ex boss di Marcianise, che da quando ha interrotto il programma di collaborazione con la giustizia, non vuole farsi vedere se non attraverso uno schermo.
E’ così questa mattina è stata fatta sgomberare l’aula dove si doveva celebrare l’udienza preliminare del processo a carico del capo dei Mazzacane. Il gup del tribunale di Santa Maria Capua Vetere Ivana Salvatore, deciderà il prossimo 13 giugno se accogliere o meno la richiesta di rito abbreviato avanzata dalla difesa dell’ex collaboratore di giustizia Salvatore Belforte, accusato del delitto di Orlando Carbone
Un caso di lupara bianca che si è riproposto in tutta la sua drammaticità diversi anni dopo. Carbone sarebbe stato fatto uccidere a soli 20 anni dal boss dei Mazzacane e perchè testimone della strage di San Martino. Belforte, difeso dall’avvocato Salvatore Piccolo, ha chiesto per le prossime udienze di partecipare in videoconferenza in quanto teme ancora per la sua vita. Al suo arrivo l’aula è stata fatta sgomberare. L’ex capoclan ha specificato di non essere più pentito a causa di una lite col pubblico ministero.
“Orlando l’ho ucciso perché un testimone scomodo a soli 20 anni qualche giorno dopo la strage di San Martino avvenuta a Marcianise l’11 novembre 1986” confessò lo stesso Belforte, processato a Santa Maria Capua Vetere perchè il delitto venne consumato prima della legge Falcone sul metodo mafioso, datata 1991.
I resti delle ossa di Orlando Carbone sono stati fatti ritrovare nelle campagne di Marcianise nell’aprile del 2015 proprio da Belforte, a pochi mesi dalla sua collaborazione. Carbone fu ucciso a soli 20 anni insieme a un’altra persona, Giuseppe Tammariello. ‘Pinuccio ò romanò classe 1932, invalido in quanto gli mancava un braccio non è stato trovato nulla. Fu sciolto nell’acido, sotterrato e interrato nel cemento.