Ucciso dopo lite, l’addio a Francuccio. Il parroco: “Basta omertà, questa città non è della camorra”

Brusciano. “Francuccio è morto troppo giovane, ammazzato. Il mio cuore è lacerato”. Così su Fb don Salvatore Purcaro, parroco di Brusciano (Napoli) esprime il suo dolore per la morte, in ospedale dopo un mese di agonia, di Fortunato De Longis, in paese conosciuto da tutti come ‘Francuccio’, colpito il 24 marzo scorso da un sicario mentre si trovava all’esterno del cimitero dove faceva il venditore ambulante di fiori e lumini. Avvolto nel mistero il movente dell’agguato. Alcuni anni fa l’uomo denunciò il racket mentre nelle ore precedenti l’azione del killer, avrebbe avuto una lite all’esterno del cimitero.

 

Don Salvatore chiede di non cedere alla paura perchè altrimenti “se le strade si svuotano diventano piazze di spaccio, campo libero per i criminali”. E sollecita a fare attenzione alla “omertà che disimpegna. Tanti fanno finta di non vedere, chiudono le ‘tapparelle’ quando si spara o si vede qualcosa di sospetto. Non si chiamano i carabinieri, e cosa più preoccupante non ci si ribella. Abbiamo bisogno certamente di più forze di polizia agli angoli delle strade, ma abbiamo anche bisogno di avvertire la responsabilità per questo nostro territorio che ci appartiene, è nostro non della camorra”. Il sacerdote spiega di “sapere bene che Brusciano non è fatta solo di camorristi, anzi gli onesti sono in soprannumero! Ma è giunto il momento di alzare la testa, di risorgere!”.

 

Ecco il post di Don Salvatore:

“Non sono facili questi momenti per un pastore… É necessario guidare la comunità che ti é affidata a non cedere a tre tentazioni:

1) La paura che paralizza. I genitori hanno giustamente paura, ci si rinchiude nelle case, si vive nel terrore, le strade ad una certa ora si desertificano. Ma se le strade si svuotano, diventano piazze di spaccio, campo libero per i criminali. Quando i bambini crescono nella paura, non diventano mai adulti!

2) L’omertà che disimpegna. Tanti fanno finta di non vedere, chiudono le “tapparelle” quando si spara o si vede qualcuno sospetto. Non si chiamano i carabinieri; e cosa più preoccupante non ci si ribella. Abbiamo bisogno certamente di più forze di polizia agli angoli delle strade, ma abbiamo bisogno anche di avvertire la responsabilità per questo nostro territorio che ci appartiene, é nostro non della camorra!

3) Il “patriottismo” paesano. Quanti commenti e post sui social che tendono a ridimensionare l’emergenza criminalità precisando oscenamente che: “Brusciano non é brutta”; “I giornalisti esagerano”; “Si sta dando una brutta immagine del paese”. So bene che Brusciano non é fatta solo di camorristi, anzi gli onesti sono in soprannumero! Ma é giunto il momento di alzare la testa, di risorgere!

Il compito di un Parroco é quello di “consolare gli afflitti”, ma anche di affliggere i “consolati”, quelli cioè che si girano dall’altra parte, che pensano che il problema debbano risolverlo le istituzioni, la politica, la chiesa, la scuola. Coraggio! Nessuno é esentato! Nel cantiere di un mondo migliore si lavora insieme. Avviamo processi di liberazione! Don Salvatore Purcaro”

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