Vicini e maestre inchiodano anche la madre: bimbi a scuola coi segni delle botte. I folli divieti imposti

Cardito. L’omicidio del povero Giuseppe è stato un avvenimento cruento che resterà per sempre impresso nella mente di chi vive nei dintorni della casa degli orrori ma anche dell’opinione pubblica italiana. Dietro quella domenica di sangue e orrore, c’era però uno scenario di maltrattamenti abituale che ora viene inquadrato in maniera minuziosa all’interno dell’ordinanza notificata questa mattinata dalla polizia nei confronti di Valentina Casa, la 31enne madre di Giuseppe e Noemi, e del suo compagno, nonchè assassino del piccolo, Tony Sessoubti Badre, 24 anni.

Nel corso delle indagini sono state raccolte le dichiarazioni dei vicini di casa di Tony e Valentina e quelle delle insegnanti dei due bambini che hanno riferito delle evidenti ecchimosi e delle molteplici tumefazioni, frequentemente notate sul volto e sui corpi dei bambini. E’ stato riferito anche che i bambini apparivano poco curati, completamente abbandonati a sè stessi. Secondo la ricostruzione della Procura erano costretti a non intrattenersi a giocare nel cortile di casa con i coetanei e a non parlare con i vicini.

Per il Gip la donna non solo sarebbe rimasta inerte durante il pestaggio, pur avendo il dovere di intervenire a protezione dei figli, ma invece di chiamare i soccorsi si sarebbe prodigata a cancellare le tracce del reato. Il 24enne – è emerso dalle indagini – avrebbe perso la testa perché i bambini avrebbero rotto la sponda del letto comprato da poco. Ad eseguire il provvedimento stamani sono stati gli uomini della Polizia di Stato (Squadra Mobile di Napoli e Commissariato di Afragola).

Già immediatamente dopo la drammatica vicenda, la Procura di Napoli Nord aveva svolto accertamenti sulla donna, non credendo alla versione che lei aveva fornito inizialmente. Agli inquirenti la 31enne aveva infatti detto di essere rimasta in una sorta di blocco psico-fisico che le aveva impedito di fermare il compagno che pestava i figli; dopo il fatto Valentina si era rifugiata dai parenti a Massa Lubrense, comune della penisola sorrentina di cui è originaria. Ma per la Procura la 31enne non era affatto incolpevole, anzi, proprio la sua inerzia avrebbe contribuito all’efferato delitto commesso dal compagno; le sue responsabilità sarebbero inoltre emerse anche dopo le violenze, quando avrebbe aiutato Badre a pulire la casa, per depistare le forze dell’ordine. Determinanti anche i referti stilati dai medici del Santobono, ospedale in cui era finita la piccola. La coppia, dopo il pestaggio mortale, affermò anche di aver sottovalutato la portata delle ferite inferte ai bimbi, e di essersi recati in farmacia a comprare una pomata per curare le lesioni.

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