Casal di Principe. Nicola e Vincenzo Schiavone, entrambi finiti nel maxi processo Spartacus (il primo ne è uscito indenne, il secondo, invece, è stato condannato) sono imprenditori ritenuti dagli inquirenti molto vicini al clan dei Casalesi, in particolare al boss Francesco Schiavone, detto Sandokan, recluso in regime di carcere duro.
Ai dirigenti finiti nell’inchiesta, che lo avrebbero agevolato, Nicola Schiavone, avrebbe dato una grossa mano per fare carriera all’interno di Rfi (circostanza su cui sono in corso ulteriori accertamenti). Nicola che è risultato a capo di una società di consulenza in una serie di intercettazioni più volte ha ribadito di essere diventato imprenditore grazie all’aiuto di Sandokan, nel 1979 suggella lo stretto rapporto facendo da padrino di battesimo del primogenito di Sandokan, che si chiama anche lui Nicola, attualmente collaboratore di giustizia e, verosimilmente colui che ha dato impulso alle indagini anticorruzione della Dda.
Sono, al momento, una decina gli appalti finiti sotto la lente di ingrandimento dei pm Antonello Ardituro, Graziella Arlomede coordinati dell’aggiunto Luigi Frunzio, i quali ritengono che siano stati assegnati in maniera sospetta al gruppo di ditte riconducibili a Nicola Schiavone, risultate intestate a prestanome. Solo la Bcs srl, i cui uffici, come anche altri sempre a Napoli e in provincia, sarebbe direttamente riconducile all’imprenditore.
In relazione alle notizie “riportate oggi dai media circa le indagini della Procura della Repubblica di Napoli, Rete Ferroviaria Italiana – si legge in una nota – garantisce la piena collaborazione per lo svolgimento dei necessari accertamenti da parte degli inquirenti e conferma la propria fiducia nell’autorità giudiziaria”. “In base agli sviluppi delle indagini, Rfi – prosegue la nota – valuterà eventuali azioni a propria tutela”.