Il raid che ha scatenato la follia omicida: distrutto il vetro del furgoncino. E spuntano i pedinamenti

San Felice a Cancello. E’ bastata una scintilla per scatenare la follia omicida. Forse quel fucile nel furgone Francesco D’Angelo, l’uomo accusato del duplice omicidio di Mario Morgillo e del genero Andrea Romano, lo aveva per sentirsi protetto da quelli che ormai erano diventati suoi rivali. Forse aveva già premeditato tutto. Questo dovranno stabilirlo le indagini, affidate ai carabinieri della Compagnia di Montesarchio che proseguono nella loro azione investigativa, nonostante siano riusciti prima ad identificare e poi ad assicurare alla giustizia l’assassino dei due sanfeliciani.

 

Di certo nella giornata di ieri è scattato qualcosa, l’ennesima scintilla, benzina su un fuoco già alimentato da dispetti, denunce, minacce e altro e che purtroppo è divampato drammaticamente in una tiepida domenica di fine marzo. Dalla prima ricostruzione è emerso che la furia omicida sia esplosa dopo che il vetro del lunotto posteriore del Fiat Ducato di D’Angelo era stato distrutto a colpi di mazza. Un’azione che sembra essere correlata proprio alle tensioni in atto tra le due famiglie già da un anno dopo l’incidente nel quale era rimasto coinvolto mesi fa il figlio di Mario Morgillo, Gennaro.

 

Già prima delle fucilate però erano in atto degli strani movimenti per le vie di Durazzano tra le persone poi coinvolte nel massacro in piazza di ieri pomeriggio. D’Angelo sarebbe stato addirittura pedinato prima dell’incontro fatale. Dettagli che potranno essere verificati anche grazie alla visione delle immagini delle telecamere di videosorveglianza.

 

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