Marcianise. Gettato per le scale e preso calci. Tutto per una lite nata per il più futile dei motivi: il volume alto della musica che in quel momento lo stesso ferito stava intonando. Ha provocato indignazione la vicenda venuta alla luce in queste ore a Marcianise sull’aggressione ai danni del 33enne Michele Rescigno, avvenuta in via Armando Diaz (Palazzo Marika) a Marcianise nello scorso weekend, bersagliato da calci, sputi e insulti omofobi, da alcuni vicini di casa, come testimoniato anche ai carabinieri della locale stazione che ora seguono le indagini.
Non è il primo episodio che lo vede protagonista, ma è il più grave, anche perchè si dipana in tre giorni: da venerdì sera a domenica mattina, momento del trasporto in ospedale. Tutto comincia venerdì sera quando nel suo condominio veniva chiusa l’acqua, secondo Rescigno con colpevole ritardo nel preavviso. Sabato mattina scende giù a protestare ma è lì che si becca i primi insulti. Non è finita: l’uomo al quale si era rivolto sale con la moglie in casa sua. Gli mostra il messaggio inviato col cellulare, a dimostrazione della comunicazione, ma i toni sono già esasperati.
“Ho cominciato anche io ad urlare dicendogli di andarsene da casa mia nel frattempo sua moglie che pure era entrata in casa mia mi prendeva per i capelli strattonandomi mentre pochi istanti dopo suo marito mi colpiva al voto con due schiaffi uscendo poco dopo dal mio appartamento” ha riferito il 33enne. Arrivano i carabinieri di Marcianise e poi l’ambulanza che lo conduce in via Santella.
Il giorno dopo basta davvero un’inezia per accendere la miccia: alle 7.30 Rescigno ascolta su Youtube alcune canzoni e le intona, magari a voce troppo alta, ma la reazione non è comparabile all’azione, stando a quanto racconta ai carabinieri. Dal piano inferiore i due coniugi cominciano a insultarlo e a minacciarlo di morte, poi risalgono fin quasi a casa sua. Si incrociano a metà strada e il 33enne, stando a quanto riferito alle forze dell’ordine, venne gettato dalle scale e poi colpito con calci e pugni. Un’altra coppia, anzichè placare gli animi, si lascia andare ad insulti omofobi: “Devi morire sotto una macchina”.
Arrivano ancora i carabinieri, l’ambulanza e la polizia. Va a Maddaloni dove gli refertano ferite giudicate guaribili in cinque giorni. L’intera vicenda finisce, di lì a poco, sulla scrivania della caserma della Benemerita che ora monitora il caso.