Documenti falsi per aprire conti in banca, incastrati tre pregiudicati

Caserta. Tra carte di identità e assegni falsi avevano escogitato un sistema per truffare le banche in Toscana, ma l’attenzione dei funzionari e la solerzia degli agenti ha svelato il raggiro. Sono stati denunciati dalla Polizia di Stato per truffa, ricettazione, uso di atto falso e sostituzione di persona tre malviventi, originari della provincia di Caserta, rispettivamente di 47, 38 e 27 anni.

L’indagine

Da diversi giorni al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Poggibonsi erano giunte segnalazioni su alcune persone, sconosciute, che si presentavano negli istituti bancari del luogo, con documenti di dubbia autenticità, per aprire conti correnti e versare fin da subito cifre simboliche di poche decine di euro.

Questi, per rendere più verosimile l’operazione, riportavano nei documenti una residenza fittizia a Siena, in Via del Sole e Via Aldo Moro, poi risultata inesistente. Uno dei tre, per non dare nell’occhio e mostrare alla banca l’integrità della sua identità, si era volutamente “travestito” da imbianchino, con pantaloni macchiati di vernice, scarpe antinfortunistica e marsupio, presentandosi così alla banca nelle credibili sembianze di un lavoratore proveniente dal sud, circostanza avvalorata dal dialetto casertano, fornendo l’immagine di “persona per bene”, lavoratore onesto e per questo più credibile nelle procedure di apertura conto.

Tuttavia nel corso delle varie vicende, uno dei tre aveva avuto una défaillance, che aveva insospettito il direttore, in quanto aveva fornito un indirizzo email che riportava un cognome lievemente diverso da quello riportato sui documenti falsi. Nella mattina del 13 marzo scorso, dopo avere sensibilizzato i vari direttori delle filiali, mantenendo uno stretto contatto telefonico con loro, i poliziotti del Commissariato hanno ricevuto l’ennesima segnalazione sulla presenza in una banca di Poggibonsi di due soggetti, entrati a turno e a poca distanza temporale l’uno dall’altro, per compiere operazioni bancarie sospette.

 

Sequestrati assegni e documenti di identità

Gli investigatori sono così intervenuti subito presso l’istituto, fermando un sospetto. L’uomo, stava infatti attendendo, in una Audi col motore acceso e a pochi metri dalla banca, quando altri due complici che stavano uscendo dall’istituto, avvedutisi dell’arrivo della polizia hanno cercato di allontanarsi e di far perdere le loro tracce.

A quel punto i poliziotti li hanno rincorsi e fermati dopo circa 100 metri, sottoponendoli a controllo. I tre, fin da subito, hanno provato ad ingannare la polizia dicendo di non conoscersi, ma gli agenti, che avevano già capito che facevano parte della stessa banda, li hanno sottoposti tutti ad immediata perquisizione. Il 27enne, in attesa nell’auto col motore acceso, è risultato poi essere il figlio del sedicente imbianchino, 47enne. Tutti e tre sono pregiudicati per reati specifici di ogni genere, il terzo anche per rapina commessa con armi da fuoco.

Indosso ai tre sono state rinvenute, oltre ai documenti veri di identità, 4 tessere sanitarie, 4 carte di identità false, uno dei tre aveva tra l’altro 2 false identità con la sua vera effige, nonché 4 assegni provenienti da agenzie di assicurazioni del nord Italia, per un importo complessivo di circa 15.000 euro, che sono stati sequestrati.

Dagli accertamenti svolti è emerso che tutto nasceva dal furto preordinato, avvenuto nei centri di smistamento postali, di carnet di assegni emessi da compagnie assicurative, intestati ed indirizzati a persone esistenti per il rimborso di sinistri stradali in cui erano state coinvolte. Il loro modus operandi era semplice ed ingegnoso. Una volta entrati in possesso degli assegni, fabbricavano documenti falsi a nome dell’intestatario, aprivano poi un conto corrente, sempre a nome dell’intestatario del titolo nell’istituto bancario prescelto, presentando documenti falsi e versando poi una piccola somma di denaro, facendosi quindi rilasciare un bancomat.

Poi, nei giorni successivi, tornavano a depositare l’assegno, sostituendosi di fatto al destinatario dello stesso titolo, per poi prelevarne l’importo su sportelli ATM. Così facendo, la banca non sarebbe mai riuscita a scoprire che il titolo depositato era provento di furto, poiché nessuno dei soggetti si era ancora avveduto del reato: l’agenzia di assicurazioni era sicura di averlo spedito all’avente diritto al rimborso, mentre il destinatario del rimborso rimaneva in attesa dell’assegno ignaro di tutto.

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