Marcianise/Maddaloni. E’ il novembre 2016 quando l’atteso accordo transattivo tra Comune e Ise diventa realtà e Angelo Campolattano, amministratore unico di Interporto Sud Europa, prova a far quadrare i conti. E ci prova con proprio con Confidi, centro “amico”, del quale lo stesso Ise è socio, come rivelato dal gip Rossi nell’ordinanza.
In quelle settimane sono febbrili i contatti per fornire al Comune le garanzie a fronte dell’accordo: “Vedete un po’ perchè quella è na fideiussione a garanzia di un atto transattivo che sto facendo io in garanzia delle rate che devo pagare in 36 mesi” spiega al telefono lo stesso Campolattano a Pasquale Pisaniello, mediatore finanziario e di fatto amministratore di Confidi.
“E come vogliamo farla, annuale rinnovabile…in modo che…risparmiamo” spiega Pisaniello. “No quelle sono trentasei mesi eh! L’importo è a scalare” ribatte Campolattano. “Perciò noi ci dobbiamo dare…diamoci una scadenza in modo che poi rivalutiamo l’importo, la facciamo…la rinnoviamo con importo inferiore perchè se poi la…la facciamo…per trentasei mesi”. “Un quarto d’ora e ve la rigiro – conclude Campolattano – Fatemela avere, tanto a pagare non la pago questa qua, ma fatemela lo stesso”.
In una precedente telefonato Campolattano aveva già rappresentato l’impossibilità di rilasciare una polizza fideiussoria bancario e chiedeva al legale di utilizzare un’analoga garanzia per i suoi assistiti cioè una polizza emessa dal Confidi Centro Italia, di cui l’Ise era divenuto socio.
Movimenti che avvengono sullo sfondo della transazione firmata tra l’Ise e il Comune di Marcianise, che avrebbe dovuto chiudere un contenzioso di anni e che impegnava la società di Barletta a realizzare opere per 20 milioni di euro. Gli obblighi sarebbero stati garantiti – secondo l’accusa – da fideiussioni illecite. Il Comune ha invece “rilasciato permessi a costruire e concesso altri vantaggi”, ha detto il Procuratore di Santa Maria Capua Vetere Maria, Antonietta Troncone.
L’inchiesta, denominata “The Family”, è partita anni fa dopo che emerse l’alta esposizione debitoria verso il fisco del Gruppo Barletta, noto proprio per la realizzazione dell’Interporto. Nel 2015 la Procura aveva chiesto il fallimento di 3 società, ma il ricorso venne bloccato attraverso la presentazione di piani di rientro concordatari garantiti proprio da quelle società “sane”, che avevano beneficiato dei “flussi distrattivi”. Barletta – invece di pagare il fisco – avrebbe disposto bonifici per svariati milioni di euro a favore di altre imprese del gruppo a mero titolo di finanziamento, al solo fine di drenare la liquidità formatasi e dirottarla, per gran parte, all’estero, sottraendo ogni risorsa finanziaria all’eventuale azione di riscossione coattiva da parte dell’Erario
Nel gruppo rientra “Interporto Sud Europa spa”, proprietaria dell’ omonima piattaforma logistica. Formalmente, la società non è coinvolta nell’indagine, sebbene le altre società del gruppo oggetto degli accertamenti fossero destinate proprio alla realizzazione della piattaforma.
“In riferimento all’indagine condotta dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere e dalla Guardia di Finanza, Interporto Sud Europa spa tiene a ribadire che Giuseppe Barletta non ricopre alcuna carica societaria all’interno dell’azienda.” Lo scrive in una nota Inteporto Sud Europa.
“Interporto Sud Europa spa rappresenta oggi una delle piattaforme logistiche più importanti del Mediterraneo, dà lavoro a oltre 3 mila persone, ospita 36 primarie aziende leader di mercato nei propri settori e movimenta 30mila carri ferroviari, 1600 treni e 300mila autoarticolati l’anno su una superficie di 4,2 mln di mq. Interporto Sud Europa spa prosegue la propria attività di infrastruttura strategica di interesse nazionale.”