Caserta. Indagine lampo: la Direzione Distrettuale Antimafia di Napoli ha terminato il suo lavoro nell’inchiesta su racket dei manifesti elettorali, voto di scambio e droga nel capoluogo. Il pubblico ministero della Dda di Napoli Luigi Landolfi ha chiuso le indagini per 24 persone. Per 19 di loro, circa un mese fa, venne anche eseguita un’ordinanza cautelare. Tra di loro ci sono nomi noti della politica locale (coinvolti in riferimento al servizio di affissione dei manifesti), come l’ex vicesindaco di Caserta Corvino e l’ex sindaco di San Marcellino Carbone. Gli indagati sono di San Marcellino, Limatola, Caserta, San Nicola la Strada, Maddaloni, Villaricca, Casal di Principe e Capodrise.
Chiusa l’attività di indagine ora potrà partire l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio con successiva fissazione dell’udienza preliminare. Sono già partite le operazioni di notifica da parte dei carabinieri nei confronti degli indagati, difesi dagli avvocati Giuseppe Foglia, Nello Sgambato, Alfonso Iovino, Alessandro Diana, Michele Di Fraia, Romolo Vignola e Gaetano Laiso.
L’indagine
L’attività investigativa si focalizzata sull’intervento del “clan Belforte” sulla città di Caserta durante le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale della Campania, svoltesi il 31 maggio 2015. Tale intervento di CAPONE Agostino e del clan da lui retto si manifestava secondo la Procura in due modi:
imponendo ai candidati di avvalersi, per il servizio di affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta, di una società intestata alla moglie;
intervenendo per condizionare il voto ed orientarlo in favore di candidati disposti a versare al clan somme di denaro, buoni pasto e buoni carburante.
Le indagini hanno permesso di accertare che, CAPONE Giovanni, all’epoca detenuto, utilizzando dei “pizzini” aveva dato precise disposizioni al fratello CAPONE Agostino, affinché si occupasse dell’affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta. Quest’ultimo, avvalendosi della collaborazione materiale di REA Vincenzo, ITALIANO Antimo, MEROLA Antonio e ZARRILLO Antonio, imponeva ai candidati di fare riferimento alla società di servizi “Clean Service”, a lui riconducibile in quanto intestata alla moglie, SEMONELLA Maria Grazia. Tale imposizione avveniva sia con intimidazioni esplicite, come captato nel corso delle intercettazioni, sia attraverso minacce rivolte ai singoli soggetti sorpresi ad affiggere i manifesti a tarda notte, sia coprendo i manifesti affissi senza ricorrere alla loro società, facendo poi arrivare il messaggio che tale inconveniente non si sarebbe verificato se si fossero rivolti alla società Clean Service. Tale condotta, di fatto, ha limitato la libertà contrattuale dei candidati, i quali, pur di poter continuare a svolgere la campagna elettorale anche attraverso l’affissione di manifesti, erano costretti ad affidare l’incarico di stampa ed affissione ad una ditta non scelta liberamente.
CORVINO Pasquale e CARBONE Pasquale, entrambi candidati con il “Nuovo Centro Destra – Campania libera” durante le elezioni regionali del 2015, sono destinatari della misura cautelare degli arresti domiciliari poiché indagati per aver chiesto agli esponenti del clan Belforte di procurare loro i voti di soggetti legati all’associazione camorristica, in cambio dell’erogazione di somme di denaro e di altre utilità. In particolare CORVINO Pasquale avrebbe chiesto l’appoggio elettorale nel territorio di Caserta, promettendo a CAPONE Agostino e REA Vincenzo la somma di Euro 3.000 ciascuno, buoni spesa e buoni carburante, oltre ad un “regalo“ per CAPONE Giovanni. Anche il candidato CARBONE Pasquale, attraverso un intermediario, si era rivolto a MEROLA Antonio, affiliato al clan Belforte, fazione di Capone, per ottenere i voti del clan e, come corrispettivo, aveva versato la somma di 7.000 Euro, in cambio di cento voti nel Comune di Caserta. A termine elezioni, CARBONE otteneva nel capoluogo meno voti di quelli promessi, 87 anziché 100, motivo per il quale chiedeva la parziale restituzione della somma versata per il procacciamento dei voti. Di particolare interesse risultano le conversazioni intercettate tra gli indagati, nelle quali CAPONE Agostino minacciava delle persone al fine di assicurarsi i voti “se non escono i voti devi vedere! Ti togliamo la macchina da sotto!”, a dimostrazione della forza intimidatrice utilizzata per ottenere i voti per CORVINO Pasquale. Ulteriormente rilevanti, sono le esternazioni sulle modalità con le quali sarebbe stato controllato il rispetto dei patti, cioè che i voti promessi al CORVINO sarebbero effettivamente stati dati dagli elettori che avevano ricevuto i buoi spesa o carburante: “li vado a prendere… li porto a votare fino a dentro! Con il telefono in mano faccio la foto, devo vedere sul telefono se no non hanno niente!”. A conferma della spregiudicatezza degli indagati, è stato accertato come CAPONE Agostino, in persona, si fosse occupato di accompagnare con autovettura alcune persone anziane al seggio, facendole entrare nella cabina elettorale insieme alla moglie, per controllare se avessero votato bene. Lo stesso CAPONE, in una conversazione ambientale, raccontava alla moglie di aver controllato le schede prima di farle imbucare e di aver corretto con la matita il nome del candidato in CORVINO, arrivando persino ad intimidire il presidente del seggio “non mi ha detto proprio niente perché io lo stavo menando a quello la dentro!”
Nel corso delle indagini sul conto di CAPONE Agostino, è emerso come lo stesso fosse anche coinvolto nell’attività di spaccio di sostanze stupefacenti su Caserta ed ambisse a divenire l’unico fornitore per gli spacciatori al dettaglio di Caserta. Dalle intercettazioni emergeva infatti che CAPONE aveva ottenuto a credito, grazie all’intermediazione di DE LUCA Mario, una significativa partita di stupefacente del tipo cocaina da malavitosi dell’agro aversano, finalizzata all’approvvigionamento di altri spacciatori al dettaglio del capoluogo, identificati in PALMIERI Rosario, NOVELLI Roberto, SANTORO Modestino, VECCHIARIELLO Salvatore e GUALTIERI Giovanni.
CAPONE Agostino, inoltre, avvalendosi dell’intermediazione di RUSSO Alberto, personaggio in collegamento con la criminalità organizzata del Parco Verde di Caivano, aveva acquistato, insieme a quest’ultimo, grosse partite di hashish da cedere al dettaglio attraverso piccoli spacciatori, identificati in VERGONE Clemente, D’ADDIO Silvana, COPPOLA Ferruccio e GUALTIERI Giovanni. L’obbiettivo di CAPONE Agostino era chiaramente quello di ottenere il controllo delle piazze di spaccio di Caserta, sfruttando la sua stabile appartenenza al clan camorristico dei Belforte la sua ascesa criminale come referente del clan su Caserta. Tale ambizione di accreditarsi come referente dello spaccio nel capoluogo, naufragava a causa delle difficoltà incontrate da CAPONE nell’onorare il debito contratto con i suoi fornitori, i quali, spazientiti dai continui ritardi, arrivarono persino a prelevarlo da casa sua e a trattenerlo in una località sconosciuta fino al pagamento di parte del debito.
L’ELENCO DEI 24 INDAGATI
CAPONE Giovanni, cl. 1965 Caserta
CAPONE Agostino, cl. 1968 Caserta
ITALIANO Antimo, cl. 1960; Caserta
MEROLA Antonio, cl. 1982; Caserta
REA Vincenzo, cl. 1960; Caserta
ZARRILLO Antonio cl. 1967; Capodrise
DE LUCA Mario, cl. 1969; Casal di Principe
NOVELLI Roberto, cl. 1965; Caserta
PALMIERI Rosario, cl. 1973; Caserta
SANTORO Modestino, cl. 1972; Caserta
VERGONE Clemente, cl. 1970; Caserta
GUALTIERI Giovanni, cl. 1978; San Nicola la Strada
CARBONE Pasquale, cl. 1962; San Marcellino
CORVINO Pasquale, cl. 1958; Caserta
SEMONELLA Maria Grazia, cl. 1973; Caserta
VECCHIARELLO Salvatore, cl. 1976; Villaricca
RUSSO Alberto, cl. 1980. Caserta
D’ADDIO Silvana, cl. 1973; Caserta
COPPOLA Ferruccio, cl. 1988; Caserta
CINOTTI Paolo, 1985; Caserta
RIVETTI Pasquale Valerio, 1993; Caserta
RONDINONE Gianfranco, 1983, Caserta
SCALINO Virginia, 1983, Caserta
SPAZIANTE Francesco Alberto; Caserta