Regionale. E’ stato arrestato Marco Di Lauro, boss latitante di Secondigliano, irreperibile da anni. Lo hanno catturato a Chiaiano i poliziotti.
Il figlio di Ciruzzo o’ Milionario era latitante da ben 14 anni ed era ritenuto il secondo latitante più pericoloso d’Italia dopo Matteo Messina Denaro.
L’operazione è stata materialmente eseguita dagli agenti della questura di Napoli. Il latitante si nascondeva in un’abitazione di via Emilio Scaglione, area Nord del capoluogo, a poca distanza dallo storico feudo della sua famiglia. Di Lauro era disarmato e non ha opposto resistenza all’arresto.
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È il quarto figlio del boss Paolo Di Lauro, storico capo del clan Di Lauro, di cui fa parte anche Marco.
Nei libri paga viene indicato con la sigla “F4”, che sta a indicare quarto figlio del boss, mentre i fratelli Cosimo, Vincenzo, Nunzio, Salvatore, Antonio, Raffaele e Giuseppe, vengono indicati rispettivamente con la sigle: F1, F2, F5, F6, F8, F9, F10.
Nel 2004 quando Gennaro Marino “Mckay” voleva incontrare Paolo Di Lauro (quest’ultimo latitante), prima dello scoppio della faida, Cosimo Di Lauro (8 dicembre 1973), il figlio maggiore di Paolo che all’epoca era reggente del cartello, temendo una trappola, mandò i suo fratelli Ciro (Napoli, 29 maggio 1978) e Marco (Napoli, 16 giugno 1980) a perlustrare il luogo dell’incontro. Non avvertirono nessuno del loro imminente arrivo, passarono senza scorta, forse in auto, osservarono le vie di fuga, le sentinelle appostate e capirono che una volta che il padre sarebbe giunto lì l’avrebbero fatto fuori, a lui e a chiunque l’avesse accompagnato, quindi andarono dal fratello maggiore Cosimo (8 dicembre 1973) e gli riferirono quanto visto. L’incontro era un tranello, era un modo per uccidere e sancire una nuova era nella gestione del cartello.
Il 27 marzo 2012 sembrava che la caccia a Di Lauro fosse finita: in un ristorante la polizia aveva fermato un tizio dalle fattezze molto simili a quelle di Marco Di Lauro. Lui ha negato di essere uno dei rampolli di Ciruzzo, ma gli agenti non gli hanno creduto ed è cominciata a circolare la voce secondo la quale era finito in galera pure l’ultimo rappresentante della dinastia. Ma poi si è scoperto attraverso la comparizione delle impronte digitali, che la persona ammanettata a tavola mentre stava mangiando pesce non era uno degli eredi dell’ex capoclan di Secondigliano.
Il 2 maggio del 2012, la Terza Corte di Assise di Appello del Tribunale di Napoli ha condannato Mario Buono (arrestato nel 2007) e Marco Di Lauro (latitante) all’ergastolo, per l’omicidio del giovane innocente Attilio Romanò, ucciso per errore nel gennaio del 2005 nell’ambito della Prima faida di Scampia a Napoli[4].
Il 22 ottobre 2012 viene diffuso l’identikit di 5 latitanti “eccellenti” (Marco Di Lauro, Mariano Riccio, Antonio Mennetta, Rosario Guarino e Mariano Abete) che avrebbero avuto un ruolo di rilievo nella seconda faida di Scampia, tra questi baby boss emergenti il nome di Marco Di Lauro era il più gettonato. Marco Di Lauro ancora oggi è l’unico superstite di quella “famosa” lista, dato che gli altri quattro sono stati arrestati.
Dal luglio 2013 è sotto il mirino degli 007 americani, che hanno trasmesso al Dipartimento del Tesoro americano informative per segnalare la sua infiltrazione nell’economia della Grande Mela.
Il 18 giugno 2015 la Suprema Corte di Cassazione presso la prima sezione penale del Tribunale di Roma ha confermato la condanna all’ergastolo per Mario Buono, ritenuto l’esecutore materiale dell’omicidio di Attilio Romanò mentre ha disposto il rinvio a giudizio in Corte d’Appello per Marco Di Lauro, considerato il mandante dell’agguato. Cade il secondo ergastolo per Marco Di Lauro che resta latitante solo per reati associativi.
Secondo le ultime indiscrezione sarebbe legato sentimentalmente a una donna chiamata Cira, vicina al clan Tamarisco di Torre Annunziata, questo clan ne favorirebbe la latitanza, inoltre intratterrebbe rapporti di “affari” (un mercato riguardante prevalentemente la droga) con la ‘Ndrangheta, in particolare con la ‘Ndrina dei Pelle-Vottari. Ha una passione per i motori e si muoverebbe travestito da donna, in compagnia di altre donne incensurate, al volante non c’è mai dato che non guida più essendo sempre seduto dietro con vetri blindati. In passato il suo abbigliamento era formato da tute e da scarpe di Cesare Paciotti e guidava prevalentemente macchine BMW e motorini e non si fermava mai in strada per oltre 15 minuti. Fino al 2011 usciva per strada intorno alle 3 e alle 4 di notte. Nel 2015 si sottopone a un intervento chirurgico di plastica facciale, fatto apposta per cambiare il volto.
Il 25 dicembre 2016 e nel marzo 2017, in due distinti blitz di cui il primo effettuato all’interno di una mansarda dei Camaldoli, e il secondo nel Rione Terzo Mondo, Marco Di Lauro riesce per ben due volte a sfuggire alla cattura da parte delle forze dell’ordine.
Nel dicembre 2017 fa il giro del web una nuova foto dove Marco Di Lauro, visibilmente invecchiato, appare con barbetta e capelli brizzolati. Ricavata attraverso il programma informatico “Age progression”: il cambiamento dei lineamenti sulla base dell’età che avanza. L’aggiornamento tiene conto di molti fattori, compresa la somiglianza con i genitori o i nonni analizzata in rapporto agli anni che passano.
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