Voto e clan, mazzette ai rampolli dei ras

Caserta. Un volume d’affari vorticoso, un giro di soldi che coinvolgeva tutti. A Caserta, zona Bronx, e non solo tutto sembrava fermarsi durante la campagna elettorale, almeno per molte famiglie che gravitano nell’orbita del clan Belforte. La ditta della moglie di Agostino Capone, con un incasso stimato dalla Dda in 17mila euro, era all’apice della piramide da i parenti di “Giannino”, cioè il ras Giovanni Capone, non erano gli unici a beneficiare del fiume di denaro proveniente dai candidati.

 

Nell’ordinanza firmata dal gip Piccirillo ci sono anche due rampolli che avrebbero avuto ricadute positive dalla campagna elettorale, seppur in tono decisamente minore. Si tratta di Pasquale Valerio Rivetti e Gianfranco Rondinone, rispettivamente figli di Daniele Rivetti e Antonio Rondinone. I genitori sono ritenuti dalla Dda elementi dell’ala casertana riconducibile ai Belforte, ma all’epoca dei fatti erano detenuti.

 

I figli avrebbero per questo incassato denaro ritenuto dai pm Antimafia di “provenienza illecita” e nello specifico  “provento dell’illecita imposizione del servizio di affissione dei manifesti elettorali”. A ognuno dei due sarebbe stata elargita, secondo la Dda, la somma di 500 euro: il gip tuttavia non ha ritenuto di applicare alcuna misura nei loro confronti, che sono comunque indagati a piede libero.

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