“Pure Zinzi li sta cacciando”: intercettazioni svelano “sistema Capone”. Foto alle schede dei vecchietti

Caserta. Tutti pagavano loro. Tutti si rivolgevano alla Clean Services, la ditta della moglie di Capone, incaricata di affiggere i manifesti alle elezioni. E’ lo scenario che emerge dall’ordinanza firmata dal gip Piccirillo e che martedì mattina ha portato all’arresto di 17 persone. Nell’elenco dei clienti della società figurano anche politici estranei all’inchiesta: alcuni come il consigliere Bosco sarebbero stati addirittura minacciati, altri si sarebbero rivolti alla ditta forse autonomamente.

Tra questi ci sarebbe anche l’attuale consigliere regionale Giampiero Zinzi, estraneo all’indagine, ma nominato nel corso di un dialogo tra Agostino Capone e Vincenzo Rea, intercettato dagli investigatori. “E mo li stano cacciando pure Zinzi, Zinzi pure ha dato i buoni benzina”: si lasciano scappare i due, facendo intendere che anche il consigliere regionale poi eletto avrebbe elargito ticket per il rifornimento.

Lo scenario delineato dalle indagini non è quello di una semplice ditta impegnata nell’affissione, ma di una vera e propria macchina organizzativa che segue tutto il percorso elettorale, compreso il voto in cabina. In alcuni casi gli anziani sono stati accompagnati di forza a votare con tanto di schede fotografate con lo smartphone per dimostrare l’avvenuta preferenza.

Si tratta delle le consultazioni elettorali per il rinnovo del Consiglio Regionale della Campania, svoltesi il 31 maggio 2015. L’intervento di Agostino Capone e dell’ala casertana dei Belforte si manifestava in due modi: imponendo ai candidati di avvalersi, per il servizio di affissione dei manifesti elettorali nella città di Caserta, di una società intestata alla moglie o intervenendo per condizionare il voto ed orientarlo in favore di candidati disposti a versare al clan somme di denaro, buoni pasto e buoni carburante.

 

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