Caserta. La sua voce non viene mai captata dagli investigatori. Ma a tirare in ballo Lucrezia Cicia, indagata a piede libero nell’inchiesta sul voto di scambio che ha portato ieri a 17 arresti, sono i dialoghi intercettati tra due persone coinvolte nell’indagine.
Sono Antonio Benenati e Alberto Russo aparlare degli 11500 euro pagati con tre assegni da due candidati, tra i quali la stessa Cicia: “Sai quanti voti ho preso per Lucrezia nel Bronx? Ho schiattato la testa – ascoltano gli investigatori nel dialogo – Mi sono preso 80 voti, Vecchione ha visto 80 fotografie..ha detto: Albè ma come hai fatto a prendere i voti nel Bronx? Ho cacciato i soldi. Nel Bronx si muioono di fame, come fanno a non votarti. Vecchione solo lui ha cacciato 20mila euro per Lucrezia”
Una posizione marginale quella di Lucrezia Cicia, secondo la sua difesa da vittima. L’esponente di Forza è rappresentata, così come il suo compagno Carmine Antropoli coinvolto lunedì in un’altra inchiesta, dall’avvocato Mauro Iodice.
“Si tratta di un reato già prescritto – spiega l’avvocato – visto che tale fattispecie elettorale, come prevede la legge, si prescrive in due anni dal fatto; le Regionali si sono tenute nel 2015, per cui la prescrizione è scattata. Peraltro – prosegue Iodice – la Cicia è parte offesa nel procedimento, essendo stata minacciata da personaggi del clan Belforte, come altri esponenti politici, affinchè si servisse per le affissioni di manifesti elettorali della ditta intestata alla moglie di Giovanni Capone (esponente del clan, ndr). Questa circostanza però non è stata diffusa dalle autorità, che hanno solo veicolato la notizia che fosse indagata. Ma ripeto, il reato che si contesta alla Cicia è prescritto da oltre un anno; le autorità risponderanno nelle sedi opportune”.
Intanto nella giornata di oggi sono partiti gli interrogatori di garanzia per coloro che sono stati ristretti in cella. Domani si proseguirà con coloro che sono ristretti agli arresti domiciliari. Nel collegio difensivo gli avvocati Giuseppe Foglia e Nello Sgambato.