Capua. “Antropoli ha rappresentato, prima come sindaco e poi come consigliere, il referente politico-istituzionale del clan dei casalesi sul territorio di Capua”. È quanto scrive il gip di Napoli Fabio Provvisier, riferendosi all’ex sindaco di Capua, Carmine Antropoli, arrestato due giorni fa con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa.
Il gip riferisce anche delle dichiarazioni fornite dal responsabile dell’ ufficio tecnico del Comune ai carabinieri, l’ing. Greco, riguardo presunte pressioni subite “per l’attivazione degli appalti che erano stati fino ad allora ‘congelati’ che si erano conclusi con l’aggiudicazione alle imprese che i carabinieri dimostra essere riconducibili a Francesco Zagaria (imprenditore ritenuto elemento di spicco del clan guidato da Michele Zagaria, arrestato insieme ad Antropoli)”. Tra gli appalti presi in esame nel corso dell’attività di indagine c’è anche quello relativo ai lavori di restyling della zona della stazione ferroviaria.
Nell’indagine sono indagati anche due esponenti di spicco del centrodestra locale ed ex consiglieri comunali, ovvero Guido Taglialatela e Marco Ricci, quest’ultimo ex assessore e candidato sindaco in pectore alle prossime comunali di maggio.
I pm partenopei – sostituti Maurizio Giordano e Sandro D’Alessio, Aggiunto Luigi Frunzio – ipotizzano che Antropoli, sindaco a Capua tra il 2006 e il 2016, avesse stretto un patto con il clan dei Casalesi, soprattutto con la fazione guidata da Michele Zagaria, attraverso l’imprenditore Francesco Zagaria, per avere sostegno elettorale, dando in cambio appalti; una collusione che per gli inquirenti sarebbe andata avanti negli anni, venuta poi alla luce poco prima delle elezioni comunali del 2016, quando Antropoli non poteva presentarsi come candidato sindaco per aver già fatto due mandati e sostenne il candidato Giuseppe Chillemi, poi sconfitto.
Venerdì mattina l’ex sindaco comparirà per la prima volta dopo l’arresto davanti al gip per l’interrogatorio di garanzia. Sarà assistito dal suo legale di fiducia, l’avvocato Mauro Iodice. Diversi gli aspetti che potrebbero essere evidenziati già nel primo interrogatorio, in primis il fatto che il presunto accordo col clan altro che non si sarebbe rilevato che un “patto a perdere”, guardando all’esito di quelle consultazioni che sancirono un clamoroso ribaltone consegnando Capua al centrosinistra dopo un decennio di amministrazione Antropoli.