Casal di Principe. Il colpo mortale per gli interessi sul gioco d’azzardo da parte dei gruppi Venosa e Schiavone può arrivare a breve. Nella giornata di ieri, infatti, il procuratore generale ha terminato la sua requisitoria per 25 persone, coinvolte nell’operazione Jackpot, che portò due anni fa a 46 arresti.
Il pg ha invocato la conferma delle condanne di primo grado per Giuseppe Bianchi (6 anni), Augusto Bianco (8 anni), Anna Cammisa (2 anni e 8 mesi), Salvatore Cantiello (8 anni), Anna Cerullo (2 anni e 8 mesi), Salvatore Frattoluso (10 anni e 8 mesi), Juri La Manna (4 anni), Angelo Mennillo (2 anni e 4 mesi), Ettore Pacifico (2 anni e 8 mesi), Angelina Simonetti (2 anni e 8 mesi), Antonio Simonetti (2 anni e 8 mesi), Massimo Venosa (10 anni), Silvana Venosa (2 anni e 8 mesi); confermate anche le assoluzioni per Mario Bianchi e Antonio Cantiello.
Si verso la riduzione di pena per altri 12 che hanno aderito al concordato: il sostituto procuratore ha invocato per Gennaro D’Ambrosio 7 anni e 6 mesi, per Massimiliano D’Ambrosio 7 anni e 10 mesi, per Angelo D’Errico 8 anni e 4 mesi, per Raffaele Micillo 3 anni, per Vittorio Pellegrino 6 anni e 8 mesi, per Pasquale Picone 5 anni e 8 mesi, per Mario Pinto 6 anni e 2 mesi, per Angelo Prece 6 anni e 8 mesi, per Salvatore Rossi 7 anni e 6 mesi, per Giuseppe Verrone 7 anni e 6 mesi, per Giuliano Venosa 7 anni e 5 mesi, per Teresa Venosa 6 anni e 8 mesi.
Le accuse sono quelle a vario titolo di associazione di tipo mafioso, concorso esterno in associazione di tipo mafioso, ricettazione, estorsione, illecita concorrenza con minaccia o violenza, intestazione fittizia di beni, associazione finalizzata al traffico illecito di sostanze stupefacenti e spaccio di sostanze stupefacenti, detenzione illegale di armi, tutti aggravati dal metodo mafioso e commessi per agevolare il clan “dei Casalesi”.
L’indagine ha consentito di ricostruire l’articolazione del sodalizio criminale operante nei comuni dell’Agro Aversano, riconducibile al clan “dei Casalesi”, fazione “Schiavone-Venosa”, dedita, tra l’altro, al racket delle estorsioni e alla gestione delle piattaforme di gioco on line. L’Antimafia ha ricostruito l’articolazione di un’associazione di tipo camorristico, operante nei comuni dell’Agro Aversano, riconducibile al clan dei casalesi-fazione Schiavone-Venosa il cui reggente pro-tempore era Venosa Raffaele, divenuto collaboratore di giustizia a seguito dell’arresto del maggio 2015.
Scoperte nell’inchiesta diverse attività illecite, tra le quali estorsioni ai commercianti operanti nel territorio di egemonia; imposizione dell’installazione di slot machine distribuite dalla società prescelta dal clan, i cui referenti versavano una quota per ogni apparecchiatura installata in cambio del monopolio; gestione diretta del profilo di amministratore di una piattaforma di poker on line denominata DBG Poker da parte di Mary Venosa, figlia del reggente, e Verrone Giuseppe, uomo di fiducia del capo clan e all’epoca fidanzato di Mary, che si occupava anche di ritirare la percentuale dei proventi dai titolari dei bar ai quali la piattaforma era stata imposta; istituzione di una bisca clandestina all’interno di un bar di Casapesenna il cui titolare,in accordo con il clan, durante l’orario di chiusura organizzava partite del gioco della “zecchinetta” percependo da parte del Clan una percentuale sui guadagni; reinvestimento di parte dei guadagni illeciti nell’apertura di un bar a San Cipriano d’Aversa intestato fittiziamente ad un prestanome incensurato; controllo delle piazze di spaccio del territorio.
Venosa Raffaele aveva organizzato una vera e propria associazione dedita al traffico di sostanze stupefacenti nella quale i gestori delle piazze di amnesia e marijuana, in cambio del monopolio nella propria zona e della protezione garantita dal clan, dovevano rifornirsi direttamente dall’associazione camorristica, mentre quelli impegnati nello spaccio di cocaina dovevano versare una quota fissa settimanale.