Caserta. Morta a 67 anni una donna di Caivano per tumore al fegato e cirrosi epatica da epatite C contratta a seguito di trasfusioni di sangue infette durante 5 giorni di ricovero presso l’Ospedale Civile di Caserta.
Per questo agli eredi si sono rivolti all’Avv. Renato Mattarelli dovrà essere pagato dal Ministero della Salute un milione di euro oltre a circa 50mila euro di interessi legali.
Lo ha stabilito il tribunale di Roma (Giudice Dott.sa Assunta Canonaco) con la Sentenza n. 2176 del 30 gennaio 2019 secondo cui <<…deve ravvisarsi, anche con riferimento all’epoca delle trasfusioni originanti la presente controversia (giugno 1983), una responsabilità del Ministero della salute per aver omesso, o comunque ritardato, l’adozione di cautele già conosciute alla scienza medica, il cui impiego avrebbe evitato o quantomeno ridotto sensibilmente il rischio di contagio anche per il virus HCV, che ancora non era stato esattamente identificato, e per avere tenuto un comportamento non diligente nei controlli…>> sulla raccolta del sangue infuso nel 1983 alla donna che all’epoca aveva 39 anni.
Per molti anni il pericoloso virus dell’epatite C era rimasto silente e piano piano ha distrutto il fegato della donna che non aveva avvertito nessun sintomo fino a 5 anni prima del decesso del 2011.
Dopo la scoperta della malattia per la donna è cominciato il conto alla rovescia per cercare di arginare la malattia che, se fosse stata scoperta in tempo, poteva essere fermata o quantomeno contenuta.
La morte della 67enne per sangue infetto e la sentenza che ha accertato la colpevolezza del Ministero della Salute e indirettamente dell’Ospedale di Caserta, si innesta nel noto periodo dello cd. “Scandalo del Sangue infetto” che ha provocato una vera e propria epidemia e una strage viste le migliaia di decessi e le centinaia di migliaia di pazienti contagiati dal virus letali fra cui il virus dell’epatite B e C nonché dellHIV e aids.
La vicenda di questa ennesima morte (che poteva essere evita se fossero stati fatti i dovuti controlli sui donatori del sangue infuso alla donna) si pone in contrasto con gli sviluppi del processo che si sta tenendo a Napoli contro gli Amministratori delle fabbriche farmaceutiche hanno lavorato e distribuito il sangue e gli emoderivati proprio nel periodo in cui alla donna di Caivano vennero effettuate le trasfusioni infette (1983).
Fra gli imputati del processo, che sembra andare verso un nulla di fatto, c’è anche il noto Duilio Poggolini (ex Direttore generale del servizio farmaceutico del Ministero della Sanità) che dovrebbe rispondere dell’omicidio colposo di centinaia di persone infettate da sangue infetto e per cui il Pubblico Ministero ha recentemente (22 gennaio us.) chiesto l’assoluzione per complicazioni legate alle indagini preliminari di decine di anni fa.
Diversamente il tribunale civile di Roma, ma anche di altri capoluoghi italiani, continua a condannare il Ministero della Salute e le strutture sanitarie per le trasfusioni infette di decine e decine di anni fa.