Borse di studio e assunzioni, Dda sconfessa paladini legalità: parentela scomoda e patto col boss

Casapesenna. Ambientalista dell’anno nel 2010. Una fondazione dedicata al fratello ucciso dalla camorra negli anni Ottanta. Il figlio dell’imprenditore vittima di Setola assunto in azienda. Una storia personale immacolata al punto che i Diana, Antonio e Nicola, erano riconosciuti nell’agro aversano come paladini della legalità e imprenditori anticlan per antonomasia. Definizioni che stridono con l’ordinanza agli arresti domiciliari notificata questa mattina dalla polizia.

 

Il patto con Zagaria

Dalle indagini coordinate dalla Dda partenopea e realizzate dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta, sarebbe emerso un vero e proprio patto criminale stretto dai Diana con il clan dei Casalesi, in particolare con il boss Michele Zagaria, anch’egli originario di Casapesenna come i Diana. Il patto avrebbe permesso ai tre imprenditori – finiti ai domiciliari su ordine del Gip del Tribunale di Napoli – di godere di una protezione e di una tranquillità operativa tali da permettere loro di raggiungere una posizione imprenditoriale privilegiata; in cambio il clan avrebbe ottenuto dai Diana prestazioni di servizi e utilità, quali il cambio di assegni e la consegna sistematica di cospicue somme di denaro, necessarie ad alimentare le casse dell’organizzazione di Zagaria.

 

Curriculum immacolato

In particolare i fratelli Antonio e Nicola gestiscono l’Erreplast, azienda ubicata a Gricignano d’Aversa che ricicla la plastica raccolta con la differenziata. Negli anni i Diana hanno conquistato una posizione di primo piano nel loro settore economico, divenendo veri e propri testimonial della legalità; più volte hanno denunciato l’illegalità diffusa nel Casertano e soprattutto l’ingerenza della camorra nell’imprenditoria. Nel 2010 Legambiente nominò Antonio Diana ambientalista dell’anno. Nella loro azienda inoltre, i Diana hanno assunto Massimiliano Noviello, figlio di Domenico, imprenditore ucciso nel 2008 dai killer dell’ala stragista dei Casalesi guidata da Giuseppe Setola perché aveva denunciato e fatto arrestare gli estorsori della camorra. La Fondazione creata dai fratelli Diana, e intitolata al padre Mario, assegna ogni anno delle borse di studio a giovani svantaggiati. Una posizione in ambito sociale e culturale oggi messa in discussione dall’indagine della Dda di Napoli.

 

I sequestri

Contestualmente alla notifica delle ordinanze, gli investigatori della Squadra Mobile hanno eseguito un decreto di sequestro preventivo di tutte le società, tuttora attive, riconducibili ai Diana, tra cui società di produzione e lavorazione materiali plastici, società immobiliari, ditte di imballaggi, esercizi commerciali, società di vendita veicoli industriali, società agricole, dislocate nell’agro aversano, nel capoluogo Caserta e nelle città di Napoli e Milano.

 

La parentela scomoda

Uno dei gemelli Diana, Antonio, arrestato oggi dalla Squadra Mobile della Questura di Caserta insieme con il fratello Nicola e lo zio Armando, con l’accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, è cognato di Michele Barone, collaboratore di giustizia che ha contribuito a far luce sulle vicende riguardanti la fazione Zagaria del clan dei Casalesi. Malgrado avessero riferito agli investigatori e agli inquirenti di essere vittime del clan, in realtà, secondo la direzione distrettuale antimafia di Napoli, il rapporto tra i Diana e il clan dei Casalesi era basato su un reciproco vantaggio. Per esempio, riuscirono ad evitare, chiedendo appoggio ai Casalesi, che il clan Russo potesse avanzare richieste estorsive nei loro confronti.

 

(Nella foto Antonio Diana e Michele Barone)

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