Clan Belforte, “Mula” si salva in extremis: condanna va ricalcolata

Marcianise/Capodrise. Si salva in extremis il cugino del ras Francesco Zarrillo: per lui la pena ricalcolata. In queste ore sono state rese note le motivaioni con cui due mesi la prima sezione penale della Corte di Cassazione ha annullato al condanna epr Antonio Zarrillo detto “a mula”, 50 anni, di Capodrise.

 

Nell’aprile 2017 la Corte di Appello di Napoli aveva, infatti, rigettato l’istanza con la quale Antonio Zarrillo aveva chiesto l’applicazione del “ne bis in idem” (non si può essere condannati due volte per lo stesso reato) per tre sentenze: una per camorra, una per droga aggravata dall’articolo 7 e un’altra sempre per spaccio aggravata dalla finalità mafiosa. Tutti i reati sono stati commesi per favorire il clan Belforte di Marcianise.

 

Il giudice dell’eseucizone accolse l’istnaza riconoscendo la continuazione tra le condanne fissando il totale della pena da scontare 26 anni e 4 mesi di reclusione. Il giudice territoriale, però, aveva evidenziato che si trattava di diversi capi di imputazione e con una valutazione di merito rendeva impossibile l’istituto della continuazione.

 

La parola torna all’Appello

Zarrillo ha impugnato l’ordinanza: il ricorso è stato dichiarato fondato dalla Suprema Corte per un aspetto quello relativo agli aumenti di pena disposti ed è stato deciso un rinvio per un nuovo esame alla Corte d’Appello di Napoli affinchè provveda alla rideterminazione della pena per il reato continuato.

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