Sangue infetto: morte 2 donne di epatite C. Risarcite le famiglie dopo 4 anni

Nazionale. Pagati dal Ministero della Salute circa 2.700.000 Euro a titolo di risarcimento dei danni da trasfusioni di sangue infetto per la morte di 2 donne.

A beneficiare del “regalo di Natale” sono 2 famiglie di Latina che hanno prima visto ammalarsi di epatite C e poi morire di epatocarcinoma le loro familiari. Il risarcimento è andato alle famiglie delle 2 donne, morte entrambe a 74 anni, perché infettate dal virus dell’epatite C.

 

Tumore al fegato

 

 

Le 2 pazienti non si sono mai conosciute fra loro ma sono entrambe sono nate nel 1934, trasfuse nel 1981 (una in un ospedale pontino e l’altra in Molise) e morte nel 2008 per cirrosi epatica evoluta in tumore al fegato.

L’avvocato Renato Mattarelli che ha assistito i familiari di Latina ha detto che in un caso, sono stati necessari 9 anni di causa per ottenere, prima la sentenza del 2013 e poi finalmente a Natale 1.250.000,00.

 

 

Quattro anni per una sentenza

 

 

Nell’altro caso, ci sono voluti “solo” 4 anni per ottenere nel 2018 la sentenza e il pagamento di 1.450.000,00 “sotto l’albero di Natale”; tuttavia in questa seconda situazione gli eredi della donna deceduta nel 2008 hanno dovuto rinunciare ad altri 450mila euro, visto che il risarcimento stabilito in sentenza ammontava a circa 1.900.000,00.

Quest’ultimo caso è emblematico perché fra gli eredi della donna deceduta c’è l’anziano marito 90enne che, dopo la vittoriosa sentenza del gennaio 2018, ha scritto una struggente lettera all’avvocato Mattarelli chiedendogli di tentare di accelerare tempi di pagamento visto che probabilmente non sarebbe vissuto così a lungo (altri 4/5 necessari per i “consueti” tempi di pagamento del Ministero della Salute).

 

 

 

Facendo leva più sul senso di umanità che su quello giuridico, l’avvocato Mattarelli ha quindi fatto immediata richiesta del legittimo pagamento di quanto previsto in sentenza (circa 1.900.000,00 fra capitale ed interessi) anche rinunciando a 200mila euro. La risposta del Ministero della Salute può sintetizzarsi così: <<…vi paghiamo subito € 1.450.000, ma dovete rinunciare a 450mila euro…>>.

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