Regionale. “Così devono morire i pentiti, abbruciati”: è la scritta comparsa su uno striscione accanto a un falò – dove è stato bruciato anche un manichino -la scorsa notte in un rione di Castellammare di Stabia considerato roccaforte del clan D’Alessandro, decapitato di recente con l’arresto dei reggenti. A mezzanotte è stato dato fuoco alla catasta di legna, al fantoccio e allo striscione. Il macabro “spettacolo” è stato applaudito da una piccola folla di persone.
L’episodio è avvenuto nel quartiere Aranciata Faito. In contemporanea al falò è partita una batteria di fuochi d’artificio udibili anche dai quartieri circostanti. Il macabro “spettacolo” è stato applaudito da molte persone radunate davanti alle palazzine dove si concentra il più alto numero di fiancheggiatori del clan D’Alessandro. Il rione è considerato una vera e propria centrale dello spaccio di droga e uno dei ‘santuari’ del malaffare dell’area stabiese. Altri falò, contravvenendo al divieto di accendere fuochi contenuto in una ordinanza del sindaco, sono stati allestiti e incendiati in altri quartieri ad alta densità criminale di Castellammare di Stabia. Durante la scorsa settimana l’Antimafia ha effettuato molti arresti “eccellenti”, pregiudicati e imprenditori denunciati dai collaboratori di giustizia.
E’ indignato il sindaco di Castellammare di Stabia, Gaetano Cimmino, per il violento messaggio che la camorra ha inviato ai “pentiti” minacciati di morte su uno striscione bruciato insieme a un manichino in cima a un grande falò. “Rispettare le tradizioni non significa inneggiare alla violenza e alla criminalità organizzata. Tutto ciò è intollerabile – scrive in una nota – Pochi imbecilli non possono certo rovinare l’immagine di una festa di tutta la città. Quella del manichino non è Castellammare, quella dei falò illegali non è Stabia”. ”L’immagine del manichino sulla catasta è terribile ed il suo significato mette i brividi. Rabbrividisco e inorridisco non solo davanti agli autori di quel gesto frutto di una mentalità retrograda, vile, ignorante, da annientare con ogni mezzo a nostra disposizione, ma soprattutto davanti a quei cittadini che sono rimasti immobili Sono certo che quanto prima gli artefici di quella idiozia verranno identificati. È ora di dire basta”, avverte.
”L’evento increscioso che si è verificato durante la notte dell’Immacolata non può restare impunito. E dinanzi a questa schifosa circostanza è necessario confrontarsi anche con le opposizioni per portare la lotta direttamente al cuore del nemico, che è la camorra”. Gianpaolo Scafarto – maggiore dei carabinieri che ha indagato sul caso Consip, finito sotto inchiesta a Roma per falso e rivelazione del segreto d’ufficio e depistaggio ed oggi assessore alla Legalità e alla Sicurezza del Comune di Castellammare di Stabia (Napoli) – commenta così le minacce di morte rivolte ai pentiti. ”Abbiamo chiesto alla Prefettura di convocare un Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica, perché siamo consapevoli che questa giornata di festa rappresentava anche per molti un’occasione per sfidare le istituzioni. Purtroppo il nostro appello è stato ignorato. I responsabili vanno individuati e consegnati alla giustizia. Da lunedì sarò presente tutti i giorni al Circolo della Legalità per sostenere e supportare i cittadini che intendono denunciare atti illeciti e confrontarsi con me”, aggiunge.