Maddaloni. Udienza importante ieri nell’inchiesta sulle slot machine dei Marciano, imposte, secondo l’accusa, nei bar di Maddaloni in nome della costola calatina dei Belforte.
Il gup Battinieri non si è ancora pronunciato definitivamente sul percorso processuale e sulla posizione dei tredici indagati Alberto Marciano, Davide Marciano, Francesco Marciano, Giuseppe Marciano, Michele Marciano, Pasquale Marciano, Vincenzo Marciano, Domenico Di Stasio, Antonio Mastropietro, Ciro Micillo, Giampiero Vegliante e Raffaele Diana. Sono tutti di Maddaloni, ad eccezione del teverolese Diana. Lo farà, probabilmente il 21 dicembre, quando è stata fissata la prossima udienza.
Nella giornata di ieri infatti sulla scrivania del gup sono arrivate dai legali (tra i quali gli avvocati Romolo Vignola e Michele Ferraro) diverse richieste di abbreviato: la maggior parte degli imputati punta dunque ad un processo lampo, saltando la fase dibattimentale e quindi beneficiando dello sconto di un terzo di pena. In questa schiera viene annoverato tra gli altri anche Antonio Mastropietro, l’ex chef diventato elemento chiave del clan per la Dda e coinvolto anche nel delitto Panipucci (per il quale è stato condannato a 30 anni in primo grado).
Secondo l’impianto accusatorio della Dda di Napoli, avvalorato dall’attività investigativa della Guardia di Finanza, il cla reinvestiva i soldi della droga, dell’usura e delle estorsioni proprio nel fruttuoso mercato delle slot. Nel corso dell’operazione i finanzieri hanno anche sequestrato 130 slot in 22 bar e locali. Il capostipite dei Marciano, il 66enne Vincenzo, oggi unico indagato a piede libero, nel marzo 2016 subì la confisca di prevenzione di beni e della sua società di slot machine per un valore totale di 5 milioni di euro.
Nonostante i sigilli e l’amministrazione giudiziaria cui fu sottoposta la sua società, è emerso dall’inchiesta, l’anziano imprenditore, con l’aiuto dei sei figli Davide, Francesco, Giuseppe, Michele, Pasquale e Alberto, ha continuato ad essere monopolista a Maddaloni nel settore della distribuzione delle macchinette mangiasoldi. Ad incastrare i Marciano sono state le dichiarazioni di tre pentiti: Michele Lombardi, Michele Farina e Juri La Manna.