Caserta. E’ un’inchiesta che si presenta lunga e complessa quella che ha portato ieri i carabinieri del Noe ad effettuare una serie di perquisizioni, incentrate sul Comune di Caserta. In realtà Palazzo Castropignano è solo l’epicentro di quello che rischia essere di essere l’ennesimo terremoto giudiziario sul doppio fronte politica-rifiuti. L’inchiesta della Dda di Napoli, composta di due filoni, si muove su ipotesi di reato molto gravi come associazione per delinquere, associazione per delinquere di stampo mafioso, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, traffico illecito di rifiuti e corruzioe.
Sono nove in totale le gare finite nel mirino della Dda. Appalti che potrebbero essere stati affidati, anche a imprese in odore di camorra, attraverso un “condizionamento delle aggiudicazioni e delle scelte di pubblici amministratori e funzionari”. La gara per l’affidamento della raccolta rifiuti è partita solo qualche mese fa, in ritardo rispetto alla scadenza del precedente appalto, a causa di intoppi e pasticci burocratici, come l’iniziale “errata” adesione del Comune proprio all’Asmel; l’adesione era infatti avvenuta con deliberazione di Giunta, e non con quella del Consiglio Comunale. Il Comune di Caserta ha così concesso la proroga all’azienda che ha gestito la raccolta nel precedente quinquennio, l’Ecocar, peraltro colpita da interdettiva antimafia. L’attività di indagine, costituita da più filoni poi convergenti, è nata circa un anno fa e non risulta legata ai recenti gravi roghi che hanno interessato alcuni siti di stoccaggio.