Nazionale. Non si parla d’altro che dell’inchiesta firmata da Panorama su Roberto Saviano, messa in campo dai giornalisti Giacomo Amadori e Simone Di Meo, dedicata agli incassi astronomici che si è assicurato lo scrittore originario di Caserta.
Ma non solo perchè si parla anche della vita privata dello scrittore e della sua relazione con l’ex cantante dei 99 Posse, Maria Di Donna, i due si dividono tra la casa di lui a New York e quella di lei a Roma.
Si legge sul Giornale.it clicca qui che riprende Panorama: “L’anticipo e le prime ingenti vendite di Gomorra, gli fruttarono meno di 50.000 euro». «Poi una crescita. “Nel 2009 – spiegano sempre gli autori dell’inchiesta – il reddito imponibile era già salito a quasi 2 milioni, per stabilizzarsi intorno al milione negli anni successivi. Ma la stagione d’oro è stata il 2017, quando ha addirittura totalizzato un imponibile che si aggirava sui 2,3 milioni» –, fino alle scritture cinematografiche e televisive – con trattative in corso –
«si va dalla Cattleya riprende il Giornale («quasi mezzo milione per i vari contratti») a Telecom-La7 («circa 400.000 euro»), fino a Fascino («intorno ai 350.000»), passando anche per Rai ed Endemol», secondo quanto registrato da Panorama e riferito dal quotidiano diretto da Sallusti, «in circa un decennio Saviano avrebbe portato a casa intorno ai 13 milioni di euro». E la curiosità di estimatori e detrattori è soddisfatta; l’ego – e i conti – dello scrittore, decisamente ancor di più…”.
Ancora il servizio ripreso da La Verità infierisce sulla presunta taccagneria di Roberto Saviano. Mondadori è stata fin da subito particolarmente munifica lui. Tanto da pagargli cene e viaggi in giro per l’Italia. Nonostante avesse un conto in banca importante, Saviano ha spesso fatto ricorso al bancomat di Segrate per saldare le fatture di ristoranti e hotel. Uno chef ha svelato che, nel suo locale di lusso, la seconda portata alla scorta fu costretto a offrirla lui stesso, visto che Saviano traccheggiava”.
Poi l’affondo su un tema caro ai detrattori dello scrittore, conferenziere e autore tv: perché dobbiamo pagarli la scorta? Scrivono Di Meo e Amadori: “I padrini Antonio Iovine e Francesco Bidognetti erano finiti sotto processo perché, secondo l’accusa, d’ intesa o comunque appoggiando la linea d’ attacco del loro legale nei confronti di Saviano, avrebbero attentato alla sua vita. Il processo, che si è chiuso quattro anni fa a Napoli, con la doppia assoluzione per i boss casalesi e con una condanna (poi cancellata per il trasferimento degli atti a Roma, dove il fascicolo ancora dorme) per Santonastaso, ha, invece, dimostrato, oltre ogni ragionevole dubbio, che i Casalesi non hanno mai minacciato Roberto.
L’ex super latitante Iovine, oggi pentito, nel giugno del 2016 aveva spiegato ai pm che lo interrogavano di non aver mai pensato di minacciare Saviano e addirittura di aver rimproverato il suo legale per la notorietà che gli aveva regalato: “Tu sei scemo, ma chi è, ma che ce ne importa a noi di questo Saviano?