AGGIORNAMENTO. La bara di Emanuele Reali, avvolta nel tricolore, è uscita dalla chiesa di Piana di Monteverna verso le 16 e 45. Per lui un lungo applausi, il saluto con il picchetto, il presentat‘arm e la frase “onore ai caduti”
“Siamo sconvolti, straziati, nel vedere la vita di Emanuele distrutta in un istante, per un gesto eroico ma che ha una terribile sproporzione, e sappiamo che la sua vita vale più, infinitamente più del motivo che ne ha provocato la morte”.
Lo ha detto mons. Santo Marcianò, Ordinario militare, nell’omelia dei funerali del carabiniere Emanuele Reali, travolto da un treno durante un inseguimento ad un malvivente, alla presenza del ministro della Difesa Elisabetta Trenta e del comandante generale dell’Arma Giovanni Nistri. Marcianò ha sottolineato il suo “amore traboccante, eccessivo, sproporzionato”.
Il ministro Elisabetta Trenta era giunta nel primo pomeriggio a Piana di monte Verna, dove era allestita la camera ardente del brigadiere Reali. Arrivata, ha accarezzato la bara, la bandiera tricolore e abbracciato tutti i familiari. Poi si è riunita con il comandante Nistri, la moglie del brigadiere e il sindaco di Piana. Vite come quella del carabiniere Emanuela Reali “illuminano il cammino degli uomini e donne delle Forze Armate e Forze dell’Ordine italiane”, ha proseguito l’ordinario militare Marcianò, nell’omelia.
“La testimonianza della sua vita e della sua morte vince con il bene il male e perciò trasforma la storia, la fa risorgere, la fa rinascere”. “Solo da qui può rinascere la speranza per il nostro mondo avvelenato di violenza e assetato di pace. E solo questa speranza darà a voi – ha detto l’Ordinario militare rivolgendosi ai parenti del carabiniere morto -, pur nello strazio, la forza di continuare a vivere; darà la forza di crescere alle piccole Paola e Giorgia, non solo con l’esempio di un padre meraviglioso ma grazie al seme da lui seminato, che porterà frutto nei loro cuori.
È il seme che tu, Emanuele, hai sparso con generosità e con un amore traboccante, eccessivo, sproporzionato; mettendo la tua vita, come tanti tuoi colleghi carabinieri e tanti militari eroi sconosciuti, fino alla fine a servizio della sacralità della vita umana. Una vita non da eliminare ma da servire, non da distruggere ma da salvare. Che questo gesto compia il miracolo dell’amore salvando dall’odio e dalla violenza la vita di molti, forse anche di coloro per i quali tu sei morto, perché il nostro mondo veda un’era di giustizia, fraternità e pace. Anche grazie a uomini come te!”.
“Il gesto di Emanuele si spiega e ci spiega la sua vita di carabiniere, infiammata del desiderio di fare bella la casa del mondo”, ha aggiunto il vescovo sottolineando che “questa limpida testimonianza si unisce alle tante testimonianze di eroicità quotidiana, che non balzano agli onori delle cronache e non fanno ‘notizia’, disseminate nella storia della famiglia dell’Arma dei Carabinieri (è lo scandalo che fa notizia, non l’amore!); nelle tante vite lì consumate per amore e talora persino nella santità, come quella di Salvo D’Acquisto e di tanti altri”.
Piana di Monteverna. La bara del brigadiere Lele Reali ha lasciato il Municipio di Pianta di Monteverna alle ore 15. In un atmosfera di grande commozione. Gli occhi sono stati tutti per la moglie sostenuta dai congiunti davanti a tutti, subito dopo il carro funebre.
Tra i primi ad arrivare il ministro della Difesa Trenta e poi tutti vertici dell’Arma dei carabinieri, in un silenzio assordante, una tragedia che ha toccato tutti.
“Sebbene da diversi anni Emanuele Reali non vivesse più a Leonessa, lui era tuttora parte della nostra comunità e per questa ragione, insieme alla mia maggioranza, abbiamo deciso di intitolargli una via del Comune di Leonessa”. Lo dichiara Paolo Trancassini, deputato di Fratelli d’Italia e sindaco del Comune di Leonessa (Rieti) in merito alla prematura scomparsa a Caserta del vice brigadiere dei carabinieri Emanuele Reali, travolto da un treno durante un inseguimento ad un malvivente.
“Emanuele – conclude Trancassini – è morto servendo lo Stato e rappresentando una di quelle Istituzioni in cui tutti noi dovremmo riconoscerci. Il nostro è un gesto sentito e che facciamo affinché non sia dimenticato il ragazzo e il suo sacrifico. Lo dobbiamo anche ai suoi genitori, alla moglie e alle due figlie nella speranza che possa essere loro di conforto e di vicinanza nella difficile prova che sono stati chiamati ad affrontare”.
SEGUE AGG.