Caserta. Da 19 a 8 anni. Più che dimezzata la pena comminata a Antonio Zampella, condannato per la morte di Marco Mongillo. La Corte di Appello ha riconosciuto che non ci fu dolo ed ha quindi inflitto al giovane in totale 8 anni e 4 mesi per omicidio colposo (3 anni e 4 mesi) e detenzione illegale di arma. Riconosciute in toto le istanze dei legali di Zampella, rappresentato dagli avvocati Michele Di Fraia e Giuseppe Foglia.
La sentenza è stata emessa poco prima delle 14 dalla terza sezione della Corte di Appello di Napoli, presidente Vincenzo Mastursi. A Zampella è stata anche revocata la libertà vigilata. Ai genitori di Marco, costituitisi parte civile anche in secondo grado, il condannato dovrà pagare una somma di poco superiore ai 5mila euro. Bisognerà attendere i canonici novanta giorni per le motivazioni, ma di fatto questa sentenza ridisegna lo scenario investigativo e la dinamica di quel maledetto pomeriggio di 2 anni e mezzo fa.
In primo grado Antonio Zampella venne condannato a 19 anni e 8 mesi di reclusione. Il pm della Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere Carlo Fucci, aveva invocato una pena quasi identica (4 mesi in più) spiegando di non credere alla ricostruzione del gioco mortale (si era ipotizzata in un primo momento una tragica e folle roulette russa), avvalorando invece l’ipotesi dell’omicidio volontario, tesi che poi ha retto agli occhi dei giudici. La pena venne fissata in 19 anni e 8 mesi anche alla luce della confessione resa dall’imputato che per altro ha scelto il rito abbreviato. I genitori di Marco, straziati anche dalla morte del fratello, presente nell’appartamento del rione Santa Rosalia quel giorno e poi suicidatosi, si sono costituiti parte civile in entrambi i gradi di giudizio.
Marco Mongillo, 20 anni, fu ucciso da un colpo di pistola alla testa sparato, secondo l’accusa, proprio da Antonio Zampella che ai carabinieri spiegò di aver sparato per errore in seguito ad un gioco finito male. Il defunto Vincenzo Mongillo era nell’abitazione in cui avvenne la tragedia, ma ai militari ha sempre raccontato che al momento dello sparo era sceso un attimo per andare a recuperare le cartine.