Regionale. Affida lo scooter ai parcheggiatori abusivi e non lo trova più. Tanto è bastato per armarsi e sparare all’impazzata tra la folla del lugomare: ora a distanza di quasi 7 mesi la situazione è chiara. Subito dopo il fatto si era ipotizzata un’altra ‘stesa’ (spari all’impazzata di gang dei clan a scopo intimidatorio). E del resto quel raid aveva provocato scene di panico con un fuggi fuggi generale e momenti di grande paura per tante famiglie che stavano trascorrendo la serata in strada. Invece a sparare, per fortuna senza colpire nessuno, era stato l’8 aprile scorso, in via Chiatamone, sul lungomare di Napoli, fu – secondo la ricostruzione fornita oggi dalla Procura della Repubblica di Napoli – un giovane incensurato che aveva subito il furto di uno scooter dopo essersi recato con la fidanzata in un ristorante della zona.
Al ritorno, la moto non c’era più. Così, al termine di un’indagine coordinata dalla settima sezione della Procura, diretta dal procuratore aggiunto Rosa Volpe e dal sostituto Ludovica Giugni, i Carabinieri della compagnia Napoli Centro hanno eseguito un’ordinanza ai domiciliari emessa dal gip.
Dopo aver scoperto il furto, il giovane iniziò una lite con i due parcheggiatori abusivi ai quali aveva affidato lo scooter e ritenuti colpevoli di non collaborare alla restituzione. L’uomo e la donna, dopo l’acceso diverbio, si allontanarono a bordo di un’auto di un conoscente. Un’ora dopo il giovane tornò sul posto; in pugno una pistola, iniziò una folle sparatoria per intimidire i parcheggiatori e far ‘scontare’ loro il furto mentre in zona si trovavano numerose persone che stavano passeggiando. L’esplosione di numerosi colpi di pistola, alcuni dei quali sparati anche ad altezza d’uomo generò il panico tra la gente, che si riversava sul lungomare, spintonandosi e ribaltando i tavolinetti all’esterno dei ristoranti. Anche diverse auto vennero raggiunte dai proiettili. Subito dopo la scena, il giovane risalì in auto e si allontanò. Oggi la svolta nelle indagini.
L’indagato, secondo quanto riferisce il procuratore di Napoli, Giovanni Melillo, è gravemente indiziato di detenzione e porto illegale di armi. L’indagine ha permesso, grazie ad attività tecniche, affiancate da quelle tradizionali di indagine, come evidenziato dal gip del Tribunale di Napoli nell’ordinanza di custodia cautelare, di ricostruire l’intera dinamica dell’evento criminoso, nonché ad identificarne l’autore. Durante un sopralluogo dei Carabinieri del comando provinciale di Napoli furono recuperati 6 bossoli calibro 9×21. La scena venne registrata dalle telecamere degli impianti di videosorveglianza di alcuni esercizi commerciali, che, analiticamente studiate dagli investigatori, hanno permesso di risalire al modello dell’autovettura suddetta. Incrociando questo dato le targhe catturate dai lettori SCNTT (Sistema centralizzato targhe e transiti) del comune di Napoli, si è poi risaliti all’identificazione del conducente del veicolo. Da qui, grazie allo studio delle informazioni sul conto di quest’ultimo contenute nelle banche dati delle forze di polizia e negli archivi delle stazioni dei Carabinieri, si è infine riusciti a dare un nome all’indagato, come evidenzia ancora il procuratore.