Marcianise. I piromani sapevano tutto. Hanno agito con la consapevolezza di chi sapeva che quell’area era presidiata dopo essere stata sottoposta a sequestro nel blitz di due settimane prima della Guardia di Finanza. E per scatenare l’inferno all’alba di venerdì hanno utilizzato un metodo da stagione del terrore, ma sempre efficace: le molotov con innesco.
E’ questo lo scenario che sta emergendo dalle indagini sul rogo divampato venerdì all’interno dello stabilimento Lea della zona Asi di Marcianise. Testimoni hanno riferito agli investigatori di aver udito tre boati prima di vedere le fiamme che inghiottivano i rifiuti: potrebbero essere i segnali della presenza di altrettante bottiglie incendiarie, lanciate all’interno del sito sfruttado l’ingresso secondario visto che quello principale era presidiato dalla vigilanza. E un filmato ripreso dalle telecamere potrebbe mettere definitivamente le forze dell’ordine sulla pista giusta.
Sul fatto che si sia trattato di un rogo doloso ci sono davvero pochi dubbi e anche questa mattina il sindaco Antonello Velardi, in un incontro a Caserta col ministro dell’Ambiente Sergio Costa è stato alquanto sibillino: “Tonnellate di rifiuti bruciati da una mano assassina: è stato un incendio doloso, un dispetto ad un’intera comunità. Devo dire che il ministro è stato chiaro con il prefetto. Molto chiaro, al fianco dei sindaci in prima linea. Ma di questo passo, la Lea andrà di nuovo a fuoco. Potete giurarci: la incendieranno ancora, non conviene smaltire i rifiuti ora anche combusti. Tanto alla fine vince sempre la furbizia”.
Costa ha preso visione anche di un dossier portato negli uffici della Prefettura dall’assessore Cinzia Laurenza. L’inchiesta però potrebbe presto svelare un quadro ancora più preoccupante di quello delineato dai faldoni provenienti dagli uffici di piazza Umberto I.