
MARCIANISE/SANTA MARIA CAPUA VETERE. Un periodo di detenzione durato meno di due mesi si è trasformato in un incubo per un uomo originario di Marcianise, ristretto nel carcere di Santa Maria Capua Vetere la scorsa estate e successivamente scarcerato per buona condotta.
Durante la permanenza nell’istituto penitenziario, il detenuto avrebbe vissuto momenti di forte tensione e paura dopo essere stato riconosciuto da altri reclusi come una persona che avrebbe collaborato con la polizia. A quel punto sarebbero partite minacce e intimidazioni che lo avrebbero costretto a un isolamento di sicurezza per proteggerne l’incolumità.
L’uomo racconta di essere stato inizialmente assegnato a una cella della sezione “Volturno”, condivisa con altri quattro detenuti nonostante la capienza fosse limitata a due o tre persone. Dopo le minacce ricevute, sarebbe stato aggredito da un altro detenuto e poi trasferito in isolamento per motivi precauzionali.
Proprio in questa fase, secondo quanto riferito, la situazione sarebbe peggiorata: la cella di isolamento dove sarebbe stato sistemato per tre giorni non sarebbe risultata agibile, priva di acqua corrente, servizi igienici e letto. L’uomo avrebbe dormito su un materasso danneggiato, in condizioni igieniche estremamente precarie e senza possibilità di bere o lavarsi.
Terminato il periodo di isolamento, sarebbe stato infine spostato in un’altra sezione, condividendo una cella singola con altri due detenuti.
La vicenda, se confermata, getta nuovamente luce sulle difficoltà strutturali e gestionali del penitenziario sammaritano, già al centro in passato di denunce e segnalazioni per le condizioni di vita dei detenuti e il sovraffollamento delle celle.

