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Sindaco ucciso, dopo 15 anni rischio processo per 4. La data e le posizioni

Maddaloni/Aversa/Casagiove. Si avvicina una data chiave nella vicenda giudiziaria per l’omicidio di Angelo Vassallo, il “sindaco pescatore” ucciso a colpi di pistola il 5 settembre 2010 ad Acciaroli. Il prossimo 16 settembre si terrà l’udienza preliminare davanti al Gup di Salerno per quattro persone accusate di concorso in omicidio.

 

Gli imputati sono il colonnello dei carabinieri Fabio Cagnazzo, originario di Aversa e, all’epoca dei fatti, in servizio al Reparto territoriale di Castello di Cisterna; l’ex carabiniere Lazzaro Cioffi, residente a Casagiove e legato a Maddaloni, genero di un boss e già condannato per traffico di droga; Romolo Ridosso, ritenuto vicino all’omonimo clan di Scafati; e l’imprenditore Giuseppe Cipriano, titolare di sale cinematografiche.

 

Secondo la Procura di Salerno, Vassallo sarebbe stato ucciso perché pronto a denunciare un presunto giro di spaccio nei locali di Acciaroli e il traffico di droga via mare lungo la costa cilentana. Il sindaco, che non aveva mai rinnegato le proprie origini di pescatore, era atteso in Procura il giorno dopo l’agguato per formalizzare le accuse.

 

La vicenda giudiziaria ha vissuto diversi ribaltoni. A novembre 2024 erano scattati gli arresti, ma lo scorso aprile la Corte di Cassazione ha annullato l’ordinanza del Riesame, giudicando insufficienti le motivazioni e rinviando gli atti a un’altra sezione. I giudici hanno segnalato incongruenze, ritenendo deboli le prove basate sulle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia e inadeguato il ragionamento sulla credibilità di alcuni indagati.

 

Nonostante ciò, la Procura ritiene di avere elementi per sostenere l’accusa in giudizio e ha chiesto il rinvio a processo.

 

Nelle scorse settimane, Cagnazzo ha diffuso un lungo messaggio sui social per difendersi:

 

«Desidero ribadire ancora una volta e questa volta lo faccio personalmente e non tramite i miei avvocati – con la serenità e la determinazione che mi accompagnano da sempre – la mia totale estraneità ai fatti contestati… In oltre trent’anni di servizio non ho mai tradito il giuramento di fedeltà prestato alla Repubblica italiana e alla brava gente di cui sono ancora servitore, purtroppo ferito, ma ancora convinto! Da quindici anni affronto una vicenda, dolorosa, che non mi appartiene e che, per ben tre volte, è stata oggetto di archiviazione da parte della magistratura. La verità emerge – ed emergerà – nelle oltre 80mila pagine di atti che compongono».

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