SANTA MARIA CAPUA VETERE/CASERTA. Resta in carcere il 48enne napoletano Mario Eutizia, che si è autoaccusato di quattro omicidi di anziani gravemente malati da lui assistiti negli ultimi dieci anni come badante.
Lo ha deciso il giudice per le indagini preliminari del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, Alessandra Grammatica. Il gip non ha convalidato il fermo emesso dalla Procura il 22 agosto scorso, non ritenendo sussistente il pericolo di fuga – è stato infatti lo stesso Eutizia a consegnarsi ai carabinieri e a confessare i delitti – ma ha emesso un’ordinanza di custodia in carcere giudicando esistenti e attuali le esigenze cautelari, tra cui il pericolo di reiterazione dei reati: se libero, potrebbe colpire di nuovo. Eutizia ha infatti detto di aver confessato i delitti per liberarsi la coscienza, ma anche per “essere aiutato” a non continuare ad uccidere altri anziani.
La difesa
Il gip di Santa Maria Capua Vetere, che ha emesso l’ordinanza di custodia cautelare nei confonti di Mario Eutizia, il badante che ha confessato di aver ucciso quattro suoi anziani assistiti, si è dichiarata incompetente per ragioni territoriali – i quattro delitti sarebbero avvenuti a Latina (due, nel 2014) e poi a Casoria (dicembre 2023) e Vibonati (marzo 2024) – affermando la competenza del tribunale di Latina, cui saranno a questo punto inviati gli atti per il prosieguo delle indagini.
I legali di Eutizia, Antonio Daniele e Gennaro Romano, valuteranno se ricorrere al Tribunale del Riesame per chiedere la scarcerazione del loro assistito, ma non accolgono negativamente la decisione del Gip di tenerlo in carcere.
“Siamo soddisfatti di questo primo risultato – dicono – essendo venute meno le esigenze a giustificazione del fermo (pericolo di fuga, ndr). L’indagato, nonostante sia particolarmente provato dalle vicende narrate e dalla situazione invalidante di cui è portatore, si è affidato totalmente al lavoro degli inquirenti, di cui ha la massima fiducia. Sono fatti gravi che meritano i necessari e dovuti approfondimenti. È chiaro – concludono Daniele e Romano – che siamo ancora in una fase embrionale del procedimento e pertanto aspettiamo i tempi per i necessari esiti investigativi“.