
CASERTA. Un’indagine ad ampio raggio della Direzione Distrettuale Antimafia di Firenze svela una fitta rete criminale dedita a truffe milionarie ai danni dello Stato, con ramificazioni anche in provincia di Caserta. L’operazione, coordinata dalla Procura fiorentina con il supporto della Guardia di Finanza e dello SCICO (Servizio Centrale Investigazione Criminalità Organizzata), ha portato all’esecuzione di 15 misure cautelari personali in sei regioni, tra cui la Campania.
Nel mirino degli inquirenti un’organizzazione criminale ben strutturata, attiva dal 2020, capace di generare fittizi crediti fiscali per oltre 11 milioni di euro attraverso false attività di “Ricerca e Sviluppo”. Le società coinvolte – vere e proprie “cartiere” – operavano formalmente nei settori della logistica, dell’informatica e dei servizi, ma erano solo facciate senza personale, mezzi né sede effettiva.
Al centro della frode un ingegnere originario del salernitano, indicato come l’ideatore dei progetti fasulli, costruiti con attenzione per apparire credibili e ottenere le agevolazioni previste per le start-up innovative. A supportarlo un commercialista di Prato che curava i bilanci artefatti e garantiva che le società soddisfacessero formalmente i requisiti per l’accesso ai benefici fiscali.
“Assoldo un killer per ucciderti”
Secondo quanto ricostruito dalla Guardia di Finanza, il sodalizio criminale – con figure collegate anche al casertano – si avvaleva di prestanome a cui venivano intestate le aziende fittizie. Alcuni imprenditori, riottosi a prendere parte allo schema, sarebbero stati minacciati di morte: “Assoldo un killer per ucciderti”, avrebbe detto il capo del gruppo in almeno un’occasione documentata.
Nel corso dell’operazione sono state effettuate decine di perquisizioni, anche in provincia di Caserta, alla ricerca di documentazione contabile e denaro contante. Le indagini hanno anche fatto luce su un ulteriore filone di truffa legato all’emergenza sanitaria Covid-19: false fatturazioni per attività di sanificazione ambientale, finalizzate a ottenere indebiti crediti d’imposta previsti per contrastare la pandemia.
I passaggi del denaro, ricostruiti minuziosamente dagli investigatori, partivano da società italiane e venivano fatti transitare su conti esteri – anche in Bulgaria, Malta e Repubblica Ceca – per poi rientrare nella disponibilità del gruppo criminale attraverso ulteriori contratti fittizi. Una catena costruita con precisione, in cui ogni attore – tra cui anche professionisti contabili – svolgeva un compito preciso per mascherare la frode.
L’inchiesta conferma, ancora una volta, il ruolo centrale della provincia di Caserta come crocevia di operazioni illecite e la capacità di alcuni gruppi criminali di sfruttare le maglie della burocrazia fiscale italiana e le misure emergenziali per arricchirsi illecitamente.