
MARCIANISE/CAPODRISE. Una nuova svolta nel processo che ha coinvolto Giuseppe Liberato, 41enne originario di Marcianise ma residente a Capodrise, accusato di detenzione ai fini di spaccio di sostanze stupefacenti. Dopo la condanna in primo grado a 3 anni e 6 mesi di reclusione e 12mila euro di multa, la Corte di Appello di Napoli ha rideterminato la pena in 2 anni e 8 mesi, applicando la sanzione minima prevista dalla legge per quel tipo di reato.
Difeso dall’avvocato Pasquale Delisati, penalista del Foro di Santa Maria Capua Vetere, l’imputato ha visto accolta parzialmente la linea difensiva, che si è basata sulla modesta entità del quantitativo sequestrato (12,7 grammi di eroina) e sulla mancanza di prove chiare di un’attività di spaccio continuativa, facendo leva anche su pronunce precedenti della Corte di Cassazione che riconoscono la “minima offensività” della condotta in certi casi di lieve entità.
L’episodio risale al 2016, quando Liberato fu trovato in possesso della sostanza, presumibilmente per un uso personale. A distanza di quasi un decennio dai fatti, la vicenda giudiziaria sembra ora avviarsi verso la conclusione, con una pena ridotta e un riconoscimento implicito della marginalità del ruolo dell’imputato.
Secondo il legale, la pena inizialmente comminata in primo grado appariva sproporzionata anche in relazione ai precedenti giurisprudenziali. La riduzione a 2 anni e 8 mesi rappresenta dunque un esito positivo rispetto al rischio di una sanzione molto più severa.
La Corte, nel motivare la sua decisione, ha anche considerato le attenuanti generiche, il comportamento collaborativo dell’imputato e l’assenza di legami con contesti criminali organizzati.