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Jabil, blocchi e tensioni portano alla svolta: sindacalista reintegrato

MARCIANISE. La vicenda di G. N., rappresentante sindacale della Usb nello stabilimento Jabil di Marcianise, si è trasformata in un emblema della resistenza operaia. Dopo una sospensione che lavoratori e sigle sindacali hanno ritenuto ingiusta, il sindacalista è stato ufficialmente reintegrato. Le accuse che avevano giustificato il provvedimento disciplinare sono cadute, ma il vero protagonista di questo risultato è stato il fronte unito dei lavoratori, la solidarietà spontanea e la visibilità raggiunta grazie alla mobilitazione collettiva.

Nel giorno decisivo, quello dell’incontro tra la direzione aziendale e i rappresentanti sindacali, la risposta degli operai è stata netta: blocchi agli accessi dello stabilimento e presidi fin dal turno di notte, impedendo il regolare flusso di merci in entrata e in uscita. Un’azione decisa e compatta, che ha costretto l’azienda a fare i conti con una pressione crescente e con l’eco mediatica di una protesta che ha avuto risonanza nazionale.

Alla fine, la scelta della Jabil di reintegrare il delegato Usb non ha solo posto fine a un’ingiustizia individuale, ma ha rappresentato anche un segnale chiaro: la forza collettiva può fermare decisioni arbitrarie. Per la Usb, quel provvedimento punitivo era l’ennesimo tentativo di scoraggiare chi si batte per i diritti nei luoghi di lavoro.

“La mobilitazione ha vinto – ha dichiarato il sindacato in una nota –. Il ritorno in servizio del nostro compagno è merito della determinazione e dell’unità dei lavoratori. È la dimostrazione che la prepotenza può essere contrastata quando si fa fronte comune.”

Tuttavia, nonostante l’esito positivo della vertenza, resta forte tra i lavoratori il senso di solitudine rispetto alle istituzioni, percepite come assenti. La Usb ha ribadito che l’ipotesi di rilancio industriale legata alla TME non appare credibile e ha rinnovato l’appello per un intervento che porti un interlocutore serio, in grado di garantire occupazione stabile e un piano industriale concreto.

“La nostra battaglia non si ferma qui – concludono dalla Usb Lavoro Privato, settore Industria –. Il reintegro del nostro collega è solo un passaggio. Continueremo a lottare per un modello industriale fondato sul rispetto, la stabilità e la dignità del lavoro.”

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