
PORTICO DI CASERTA. La settima sezione penale della Corte di Cassazione, ha respinto il ricorso presentato da Leon Bifone, 25 anni, nipote del noto boss Antonio Bifone, e da Nazar Kusyy, 24 anni, entrambi residenti a Portico di Caserta. I due avevano impugnato la sentenza emessa dalla Corte d’Appello di Napoli, che a sua volta aveva parzialmente modificato la condanna pronunciata in primo grado dal GUP del tribunale di Santa Maria Capua Vetere. Nelle ultime ore sono state depositate le motivazioni.
Con la decisione d’Appello, le pene per i due imputati erano state rideterminate:
4 anni e 4 mesi di reclusione per lesioni personali aggravate, porto di armi o strumenti atti ad offendere, danneggiamento e violenza privata;
4 anni e 2 mesi di reclusione e 20mila euro di multa per ciascuno, per la detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio.
I fatti risalgono al settembre 2022, sempre a Portico di Caserta.
I due giovani sono stati riconosciuti colpevoli di aver aggredito brutalmente un uomo lo scorso 2 maggio 2022 in piazza Rimembranza, subito dopo la festa patronale di Sant’Antuono. L’episodio, definito una vera e propria spedizione punitiva, è stato ricostruito grazie alle indagini condotte dai carabinieri di Santa Maria Capua Vetere, avviate dopo la denuncia della vittima.
Secondo quanto emerso, Bifone e Kusyy avrebbero colpito l’uomo con un tirapugni in ferro elettrificato, causandogli la perdita di tre denti e altre gravi lesioni. Pochi giorni dopo, la vittima sarebbe stata nuovamente inseguita e minacciata di morte mentre era alla guida della propria auto: gli aggressori, a bordo di motorini e un monopattino, armati presumibilmente con una pistola giocattolo, avrebbero cercato di bloccarlo e colpito il lunotto posteriore del veicolo, mandandolo in frantumi.
Nel ricorso presentato in Cassazione, i legali degli imputati contestavano il diniego delle attenuanti generiche e chiedevano una riduzione della pena. Tuttavia, la Suprema Corte ha ritenuto le obiezioni prive di fondamento, evidenziando come la Corte d’Appello avesse già alleggerito significativamente il trattamento sanzionatorio.
Particolarmente rilevante, secondo la Cassazione, la gravità complessiva dei fatti, caratterizzati non solo da violenze ripetute e mirate, ma anche da un “accertato e prolungato coinvolgimento nello spaccio di droga”. In merito alle attenuanti generiche, i giudici hanno sottolineato che non sono emersi elementi a sostegno di un trattamento più favorevole per gli imputati.
Infine, la motivazione della sentenza impugnata è stata ritenuta “sorretta da valutazioni logiche e coerenti”, mentre le argomentazioni difensive si basavano su questioni di merito che, come tale, esulano dal giudizio di legittimità.
I ricorsi sono stati pertanto dichiarati inammissibili, rendendo definitive le condanne a carico di Bifone e Kusyy.