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Gang dei falsi sinistri, svolta per un indagato chiave

MARCIANISE/MADDALONI. Guglielmo Di Sarno è stato scarcerato: lo ha deciso la decima sezione del Tribunale del Riesame di Napoli, che si è pronunciata dopo l’annullamento con rinvio disposto dalla Corte di Cassazione. Il Riesame ha accolto il ricorso presentato dai suoi legali, gli avvocati Giuseppe Stellato ed Enzo Di Vaio, ribaltando così la precedente decisione che confermava i domiciliari disposti dal giudice per le indagini preliminari di Santa Maria Capua Vetere, Daniela Vecchiarelli.

Di Sarno era tra i principali indagati di un’inchiesta su un presunto sistema di frodi assicurative da circa 4 milioni di euro, condotta dai carabinieri del Nucleo Operativo di Aversa e dal Nas di Caserta. L’indagine coinvolge 24 persone, accusate a vario titolo di reati gravi tra cui associazione per delinquere, truffa, falso, corruzione in atti giudiziari e utilizzo di documentazione sanitaria contraffatta.

Secondo l’impostazione accusatoria formulata dalla Procura, in particolare dal sostituto procuratore Gerardina Cozzolino, Guglielmo Di Sarno e suo fratello Gianluca avrebbero avuto un ruolo centrale nell’organizzazione, con compiti di finanziamento e coordinamento delle attività illecite. Il gruppo, secondo le indagini, organizzava una vera e propria messinscena: persone con vecchie fratture venivano accompagnate nei pronto soccorso, dove, fornendo false identità e documenti contraffatti, ottenevano certificazioni mediche fittizie che servivano a simulare incidenti mai avvenuti.

Tali referti venivano poi utilizzati per richiedere rimborsi alle compagnie assicurative. Ma il presunto schema truffaldino non finiva qui. In alcuni casi, individui perfettamente in salute sarebbero stati accompagnati negli ospedali di Maddaloni e Marcianise, dove medici compiacenti, dietro pagamento, rilasciavano certificazioni di lesioni inesistenti, eludendo anche i protocolli digitali di registrazione previsti dalle strutture sanitarie. Questi documenti, una volta inseriti nell’archivio sanitario con l’aiuto di un infermiere interno, riuscivano a superare i controlli delle agenzie incaricate di verificare la veridicità delle richieste di risarcimento.

L’organizzazione si sarebbe inoltre avvalsa della collaborazione di medici, operanti sia nel pubblico sia nel privato convenzionato, per produrre referti e accertamenti diagnostici su carta intestata di strutture risultate poi prive di autorizzazioni regolari o riconducibili a soggetti fittizi.

L’inchiesta resta aperta e prosegue con ulteriori accertamenti, ma intanto per Di Sarno arriva la revoca della misura cautelare. Il suo ritorno in libertà rappresenta una svolta importante nel procedimento, che resta comunque sotto la lente della magistratura.

 

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