
CAPODRISE. La sesta sezione della Corte d’Appello di Napoli ha ribadito le sentenze di condanna emesse in primo grado nei confronti di Domenico e Raffaele Rossetti, rispettivamente zio e nipote originari di Capodrise, coinvolti in un caso di usura ed estorsione ai danni di un imprenditore locale.
I magistrati napoletani hanno ritenuto non applicabile l’aggravante legata allo stato di bisogno della vittima, ma ciò nonostante hanno confermato le pene detentive: 9 anni e 4 mesi per Domenico Rossetti, 8 anni per Raffaele.
Secondo quanto emerso durante il processo, Raffaele Rossetti avrebbe concesso un prestito di 29mila euro all’imprenditore, pretendendo nel tempo la restituzione di una somma più che raddoppiata nell’arco di sei anni. La situazione è degenerata nel momento in cui la vittima, non riuscendo più a far fronte alle richieste, è stata costretta a trasferire la proprietà di un immobile intestato alla moglie – un bene utilizzato come garanzia – il cui valore si aggirava intorno ai 170mila euro. Un contratto tra le parti prevedeva la possibilità di riacquisto dell’immobile una volta saldato il debito, attraverso un accordo di retrovendita.
La scadenza prevista per il riacquisto era fissata al 30 settembre 2018, ma già all’inizio del mese di agosto l’immobile risultava venduto a terzi. Alla richiesta di chiarimenti da parte dell’imprenditore, sarebbe arrivata una risposta minacciosa: “Quelli sono soldi di Belforte”, con l’invito a rinunciare a qualsiasi pretesa.
Domenico e Raffaele Rossetti sono difesi dagli avvocati Nicola Musone, Renato Jappelli e Angelo Raucci, i quali attendono le motivazioni della sentenza per valutare un eventuale ricorso in Cassazione.