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Truffa sul Reddito di Cittadinanza, 30 indagati: ci sono figli del boss e presunti affiliati

MONDRAGONE. Reddito di cittadinanza e camorra. Non certo due rette parallele che non si incontrano mai a giudicare dalla mole di atti giudiziari prodotta dai tribunali campani sull’argomento. L’ultima inchiesta arriva dalla Procura della Repubblica di Santa Maria Capua Vetere ed è firmata dal pm Sergio Occhionero.

Come riferito da Cronache ci sarebbero 30 persone nel mirino della magistratura per aver percepito indebitamente il sussidio di Stato, quasi tutte residenti sul litorale domizio. E tra queste ci sono alcuni personaggi vicino al mondo della malavita mondragonese. Tra i nomi citati dall’edizione odierna spiccano in particolare quelli di cinque indagati: Luigi Fragnoli, 46enne figlio del ras Giuseppe; Giovanni Lungo e Domenico Di Ponio, condannati per reati commessi in funzione dei Fragnoli ed Alessandro Martino e Romualdo Martella, ritenuti vicini alla cosca di Augusto La Torre.

Gli altri 25 indagati non hanno alcuna attinenza con la malavita ma avrebbero comunque percepito il Reddito senza requisiti: si tratta di Mario Pietropaolo, Carmela D’Agostino, Lucia Laura Scotto Rosato, Florinda Machera, Maria Barbato, Giosuè D’Agostino, Immacolata Finizio, Brigida Sorrentino,Veronica Russo, Anna Barnus, Cristina Ceraldi, Anna Rinaldi, Michela Bordone, Maria Miniello, Luigi Marcheggiano, Sara Piscitiello, Mafalda Portanova, Achille Neri, Rossella Bollente, Donatella Licheri, Gennaro Cascarino, Francesco Pagliaro, Saverio Piscitiello,  Antonio Loffredo e Francesca Nattino. L’ipotesi di reato è quella di truffa e violazione della norma sul reddito di cittadinanza.

L’inchiesta napoletana

Figura anche la convivente di Alessio Bossis, il ventiduenne ucciso in un agguato di matrice camorristica scattato a Volla, in provincia di Napoli, lo scorso 24 ottobre, tra i destinatari dei sequestri notificati due mesi fa dai carabinieri a una ventina di indagati, legati a presunti affiliati alla criminalità organizzata, che percepivano indebitamente il reddito di cittadinanza. Secondo la Dda, Bossis, sarebbe stato tra gli autori della “stesa” messa a segno nella centralissima Piazza Trieste e Trento di Napoli, nel 2019.

La donna, M.C.T., avrebbe intascato, senza averne diritto, quasi 13mila e 500 euro tra il marzo 2020 e l’agosto del 2021. Come gli altri indagati la donna ha omesso di dichiarare che il “familiare convivente”, cioé Bossis – malgrado la sua giovanissima età ritenuto elemento di vertice del clan del quartiere Ponticelli composto dalle famiglie De Luca Bossa-Minichini – era sottoposto a una misura cautelare. Stesso discorso anche per Ciro Postiglione, luogotenente di Bossis: anche lui venne arrestato, il 28 marzo 2019, per la “stesa” in piazza Trieste e Trento.

A percepire il reddito di cittadinanza è stata una sua giovanissima familiare: la ragazza avrebbe incassato, indebitamente, 5.290,03 euro (tra aprile 2019 e febbraio 2020). Poi ci sono alcuni familiari di esponenti di vertice del clan D’Alessandro di Castellammare di Stabia (Napoli), come i parenti di Nino Spagnuolo, Giovanni D’Alessandro, Carmine Barba e di Sergio Mosca (quest’ultimo ha ricoperto il ruolo di reggente del clan). Il sussidio veniva intascato senza che ne avesse diritto anche un familiare del narcotrafficante Giuseppe Vuolo, arrestato nel 2017 in Calabria.