Rione dello spaccio, rifornimenti in diretta grazie alla cimice nell’auto

Capua. Si torna in aula poco dopo la ripresa delle attività del tribunale, dopo la pausa natalizia, nel processo con rito ordinario sulle piazze di spaccio di Capua. Dopo la sentenza di primo grado per i 10 che hanno scelto il rito abbreviato, restano altri 3 in attesa del processo: Arcangelo Piucci, Lucia Amendola e Vincenzo Rossetti.

Nell’ultima udienza prima di Natale è stato ascoltato un maresciallo dei carabinieri che ha raccontato alcune fasi delle indagini e svelato che a capo dell’organizzazione c’erano Claudio Monaco e Fabio Mandesi, i due processati e condannati in primo grado con l’abbreviato. Decisiva la cimice piazzata in un’auto dopo l’arresto di Lucia Amendola: gli investigatori hanno così seguito i rifornimenti in diretta che arrivavano a Capua dall’agro aversano.

L’indagine

Sono accusati a vario titolo dei reati di associazione a delinquere finalizzata al traffico di sostanze stupefacenti in concorso. Il procedimento scaturisce dagli esiti delle indagini che hanno consentito di accertare, tra la fine dell’anno 2020 e l’inizio dell’anno 2021, l’esistenza di un gruppo egemone di soggetti residenti nei comuni di Capua, Aversa e Caiazzo, dediti allo spaccio sulla piazza di Capua e comuni limitrofi, di sostanze stupefacenti del tipo hashish, crack e cocaina.

Le indagini, condotte attraverso attività tecniche d’intercettazione delle conversazioni tra i vari indagati, associate ad attività di osservazione, pedinamento e controllo, hanno fornito un quadro dinamico delle condotte delittuose svolte da questi ultimi, in modo sistematico e continuativo, consentendo di accertare lo smercio della sostanza stupefacente, nonché le relazioni di tutti i principali indagati. Infatti, gli acquirenti davano appuntamento allo spacciatore tramite WhatsApp, utilizzando termini convenzionali ovvero linguaggio criptico, il cui contenuto lasciava facilmente desumere l’imminente cessione.

Numerosi sono stati i riscontri, per lo più attraverso il controllo degli acquirenti a cui, di volta in volta, veniva sequestrato lo stupefacente acquistato che, per quantità, per la modalità di presentazione, ovvero per altre circostanze dell’azione, appariva destinato ad un uso non personale, consentendo ai Carabinieri di censire un continuo via vai di persone che si rivolgeva agli indagati per comprare dosi a qualsiasi ora. Sono circa 233 gli episodi di spaccio accertati, indicati in 36 capi di imputazione. Nelle fasi di esecuzione della misura, dalle perquisizioni domiciliari effettuate presso le abitazioni degli arrestati, all’interno dell’intercapedine ricavata in un muro delle cantine di uno dei palazzi, sono stati rinvenuti 17 panetti di hashish del peso complessivo di circa 1800 grammi, per un valore di mercato di 13.000 euro e un bilancino di precisione.

Il primo verdetto

Lo scorso 15 novembre stata emessa la sentenza del processo sullo spaccio di droga a Capua per dieci persone: si tratta Claudio Monaco, , Davide Mandesi, Fabio Mandesi, Antonio Di Rienzo, Carmine Pistone e Maria Francesca Russo, Luigi Verrone, Giuseppe Vilardi, Antonio Di Lauro, Stefano Insero. Uno degli imputati, Roberto Monaco, è deceduto nei giorni scorsi dopo la requisitoria.

La pena è più alta è stata inflitta al fratello Claudio, ritenuto il capo della gang: ha beccato 16 anni e 8 mesi. Condanna importante anche per Fabio Mandesi: per lui 12 anni.

 

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