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Il giorno della Memoria. La Shoah raccontata dai nostri studenti

Santa Maria Capua Vetere. In occasione della giornata della Memoria pubblichiamo l’articolo degli alunni della classe V D dell’ITES Leonardo da Vinci di Santa Maria Capua Vetere, vincitori del concorso indetto dalla preside Carmela Mascolo ‘Scrivo per non dimenticare’, in collaborazione con la nostra testata giornalistica.

 

Il 27 gennaio è il giorno da tutti ricordato per la commemorazione della Shoah, termine che letteralmente, in ebraico, significa “tempesta devastante”. Come la tempesta devasta tutto ciò che incontra sul suo cammino, così la popolazione ebraica venne devastata dallo tsunami del nazi-fascismo, durante la seconda guerra mondale.

 

Il genocidio

 

Ad oggi è ancora di fondamentale importanza ricordare il genocidio causato dai Tedeschi e dai loro alleati i quali, tra il 1939 e il 1945, diffusero terrore ed odio razziale verso il popolo ebraico, gli omosessuali, gli zingari, gli invalidi, gli oppositori al regime ed infine verso gli individui di colore. L’antisemitismo ha, purtroppo, profonde radici storiche; gli Ebrei, infatti, sono stati spesso considerati il capro espiatorio, i colpevoli di molti avvenimenti storici; un esempio è rappresentato dalla crocifissione di Gesù Cristo, della quale furono accusati proprio gli Ebrei. A partire da quel momento divennero il principale bersaglio dell’antisemitismo cristiano.

 

Altra accusa che fu loro affibbiata, fu quella di aver avvelenato i pozzi, causando la diffusione della peste nera nel 1348, e così anche in questa situazione, molti di loro furono perseguitati e condannati al rogo. Tornando agli anni del secondo conflitto mondiale, il popolo tedesco nutriva una profonda invidia per le ingenti ricchezze e le alte cariche lavorative ricoperte proprio dagli Ebrei. Questo sentimento di avversione si tradusse col tempo nell’occupazione e nell’appropriazione di gran parte dei loro beni ad opera dei nazisti.

 

Il simbolo dell’orrore

 

Il simbolo più crudo e significativo della seconda guerra mondiale sono i campi di concentramento, nei quali le forze naziste privarono della dignità migliaia di uomini, donne e bambini, prosciugando le loro anime e riducendo i loro corpi a pelle e ossa. Nello specifico, i bambini divenivano spesso oggetto di svariati esperimenti, mentre i neonati venivano strappati alle proprie famiglie d’origine per essere adottati dalle coppie tedesche impossibilitate a concepire figli, i quali venivano poi educati secondo le regole del regime antisemita. 6 Milioni è il numero di vittime che si stima furono bruciate vive, torturate o lasciate morire al freddo. La mancanza di igiene e di cibo e l’obbligo ai lavori forzati avevano la finalità di accrescere la potenza economica e sociale della Germania; di fatto, attraverso i campi di concentramento, venne creato un condotto verso la morte, a differenza di quanto si evinceva dalla celebre frase posta all’ingresso dei cancelli dei campi stessi: “Arbeit Machtfrei”, ovvero “Il lavoro rende liberi”.

 

Le testimonianze dei superstiti

 

Alcuni dei sopravvissuti all’Olocausto poterono trovare consolazione alla sofferenza inflittagli dal regime nazista solo attraverso il ricordo e la testimonianza di quanto vissuto, auspicando che, attraverso i propri racconti, potesse innescarsi una catarsi generale, così da evitare che, in futuro, forme tanto gravi di discriminazione e violenza potessero nuovamente governare il mondo. La senatrice a vita Liliana Segre, una tra le poche donne sopravvissute ad Auschwitz, in diverse interviste ha affermato che solo dopo l’arrivo degli Americani furono aperte le porte di quell’inferno. Questi ultimi, viste le sue atroci condizioni fisiche, le diedero immediatamente della frutta secca che a suo avviso aveva “il sapore della libertà”. Ad oggi, attraverso la narrazione della sua esperienza, Liliana Segre intende rendere consapevoli le nuove generazioni di ciò che è accaduto e di ciò che non dovrà mai più verificarsi nei confronti di nessun popolo.

 

Gli obiettivi

 

La vita è un dono prezioso e, la sua sacralità non dipende né da un credo religioso né dalle posizioni politiche, né tantomeno dalla razza, dato che al mondo ne esiste solo una, cioè quella umana. Fare informazione all’interno delle scuole può abbattere le barriere create dall’ignoranza, stimolando maggiore tolleranza e sensibilità, al fine di creare una società in cui regni l’amore, la condivisione, l’inclusione e la solidarietà anziché l’odio.

*CLASSE VD

Maria Cristina Benincasa, Antonella Cimmino, Luciano Cipullo, Carlo Cristillo, Francesco De Filippo, Giovan Battista Di Monaco, Sara Lepore, Pierfrancesco Greco, Salvatore Leugio, Valentina Lo Conte, Marta Nigliato e Luigi Russo.

Con il coordinamento della Prof Rosa Amodio.